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Presidente, consigliere di stato, colleghe e colleghi,

Nelle conclusioni del messaggio governativo si afferma che negli altri cantoni svizzeri il Drug Checking non fa parte dei 4 pilastri inerenti la riduzione del danno. Ebbene, io credo che questo sia un motivo in realtà valido per essere noi i primi, ponendoci per una volta come avanguardia come Canton Ticino nelle politiche sulle sostanze stupefacenti.

Sul sito danno.ch, progetto di riduzione del danno lanciato dall’associazione ticinese Radix, si legge che «le sostanze acquistate sul mercato nero contengono concentrazioni variabili di principi attivi, sostanze diverse rispetto a quelle dichiarate, più principi attivi che interagiscono tra loro e imprevedibili prodotti di taglio. La composizione delle sostanze illegali è estremamente variabile e i rischi per la salute sono difficili da valutare.» Ecco perché offrire questo test nel Canton Ticino diventa una necessità, come già avviene a Berna (DIB+) e a Zurigo (DIZ), dove è possibile far analizzare le proprie sostanze in centri specializzati aperti un giorno a settimana. Consiglio ai colleghi di fare un giro sul sito di danno.ch, sezione drug checking, per vedere il numero enorme di sostanze presenti sul mercato illegale oggi. Tema sul quale andrebbe aperta una discussione e una riflessione importante, scevra da facili moralismi, ma non è questa la sede.

Ciò non significa che assumendo sostanze pure, come può essere il caso della cocaina, non si abbiano rischi. Anzi, la concentrazione maggiore per chi non è abituato può portare a rischi di overdose. A cosa serve allora, penserete, il Drug Checking? È proprio qui che sta il nocciolo della questione! Sulle sostanze, sulle dosi, sugli effetti, sui rischi, sui danni occorre essere informati – potendosi confrontare con esperti – e imparare a informarsi. Perché questo è uno dei primi passi per avere coscienza delle proprie azioni, e, magari, ridurre o cessare il consumo.

Dirò una cosa che potrà scandalizzare qualcuno, ma bisogna anche guardare in faccia la realtà. È estremamente probabile nell’ambito di feste e party i giovani finiscano per provare o assumere tali sostanze: ci piaccia o meno, e a me evidentemente non piace. Ma sono anche sufficientemente realista per dire che purtroppo questa è la realtà e allora occorre mettere in piedi una vera strategia di riduzione del danno.

Già solo il fatto di avere una postazione di drug checking nei luoghi in cui si svolgono feste ed eventi ricreativi crea un sentimento di sicurezza maggiore e di confidenza, che con il dialogo aiuta a creare una vera azione di prevenzione. E, magari, oltre a ridurre i rischi, qualche giovane ha la possibilità di essere agganciato dai servizi. Gli esempi della Svizzera interna, ma anche del progetto Discobus in Lombardia che collabora con Radix, sono estremamente interessanti in questo senso, operando sul campo ai rave party e simili, oltre quindi agli esempi dei centri a Berna e Zurigo.

Il Partito Comunista quindi sostiene la mozione dei Verdi.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Massimiliano Ay, deputato del Partito Comunista

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