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E’ la prima volta che partecipo a questo incontro e ringrazio gli organizzatori per l’invito. Porto a tutti voi il saluto del Partito Comunista, che sostiene convintamene questa lotta contro il raddoppio del Gottardo. Vorrei proporre una breve riflessione su come un Partito che viene dal movimento operaio tradizionale e si rifà al marxismo possa concepire il temo di cui parliamo oggi e in generale l’ecologia.

Per lungo tempo a sinistra abbiamo sottovalutato alcune questioni di fondo pur di favorire al massimo la crescita e il produttivismo, in ottica di difesa dei posti di lavoro, ma sottovalutando alcune obbrobri a livello ecologico. La sinistra proveniente da una visione laburista tipica dell’epoca fordista deve poter rielaborare le priorità e inserire l’ecologia e la mobilità sostenibile in una strategia politica complessiva che sappia unire la difesa dell’ambiente con la difesa della giustizia sociale. Le due cose vanno lette dialetticamente: una non può esistere senza l’altra.

Il sistema economico nel quale viviamo è votato all’espansione senza limiti, il che è però incompatibile con la finitezza dell’ambiente naturale. Lo sviluppo neo-liberale devasta non solo la natura ma anche i rapporti umani, sociali e persino psicologici, se pensiamo alle situazioni sui posti di lavoro. Assistiamo però all’aumento di movimenti di resistenza contro la devastazione del territorio, della naturale, della stessa vita comunitaria. E questo incontro di oggi va proprio in tale direzione. In modo particolare il contrasto alle grandi opere suscita attenzione: in Ticino ne abbiamo avute tante. Vorrei citare ad esempio l’inceneritore, il gasdotto nel bellinzonese, l’opposizione alla variante autostradale sul piano, il referendum bellinzonese contro l’urbanizzazione di un comparto cittadino, e sicuramente possiamo inserirci pure il raddoppio del Gottardo. Se guardiamo al di là del confine, cosa che ritengo sempre importante fare, troviamo in Italia il movimento contro la TAV.

Spesso senza rendersene conto questi movimenti popolari di resistenza alle grandi opere, al di là delle ideologie e dei partiti, sviluppano una critica all’intreccio para-mafioso fra affari e politica, mettendo in discussione proprio quelle regole di un sistema economico che sacrifica tutto sull’altare del profitto. Una potenzialità che va oltre i partiti e le ideologie.

In merito al Gottardo, in conclusione, credo che occorra saper costruire un buon impianto comunicativo su due argomenti che i nostri avversari cavalcheranno: anzitutto quello del presunto isolamento, che al di là delle possibilità di trasbordo su navette, potrebbe diventare un’occasione per il turismo, riformando l’offerta su basi sostenibili. Pensare che il turismo in Ticino dipenda solo dall’autostrada è riduttivo e non permette di ragionare in modo lungimirante su una diversificazione delle stesse filiere economiche. In secondo luogo la questione sicurezza. Già oggi fra potenziamento della ventilazione interna alla galleria, del sistema informativo ai conducenti e al dosaggio dei camion sono riscontrabili miglioramenti. Sappiamo che la situazione sarebbe a rischio però con un aumento anche solo del 3%, cosa che avverebbe sicuramente in caso di raddoppio. In ogni caso su questo tassello, quello della sicurezza, i nostri avversari giocheranno molto. Si dovrà rispondere citando anche le nuove strumentazioni tecnologiche sui camion, senza scordarsi di quanto dicono le stesse autorità federali (UPI) in merito alla seconda canna.

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