A quasi un decennio di distanza dalla loro ultima grande mobilitazione, gli studenti svizzeri si sono risvegliati e sono tornati a far sentire la propria voce nelle università e nelle strade di tutto il paese. Come nel 2009, la scintilla che ha acceso la protesta studentesca è stata una nuova ondata di aumenti delle tasse universitarie: Friborgo, Losanna, Zurigo, Basilea e Berna gli atenei coinvolti. Nel mese di novembre il movimento si è quindi costruito dapprima su base regionale, con le prime assemblee generali e le prime importanti azioni di protesta (a Friborgo la manifestazione del 9 novembre ha portato in piazza oltre 500 studenti). Già ai primi di dicembre le organizzazioni costituitesi nelle varie università iniziavano a collaborare tra di loro, dando poi vita ad una coalizione studentesca nazionale dal significativo nome di “Azione_Istruzione” (nella quale il Ticino è rappresentato dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti – SISA). Sotto lo slogan “In rivolta per l’istruzione!”, questa ha in seguito promosso una settimana d’azione e una manifestazione nazionale contro lo smantellamento dell’istruzione, svoltasi in tutta la Svizzera tra il 19 e il 24 marzo scorsi. Il Ticino non è stato da meno: coordinati dal SISA, gli studenti della SCC, del CSIA e di alcuni licei hanno animato dei flashmob di protesta contro i tagli alle borse di studio avvenuti negli ultimi anni.
Partita da una battaglia precisa e concreta (contro gli aumenti delle tasse universitarie), la mobilitazione studentesca ha poi saputo sviluppare con coerenza un più ampio programma di rivendicazioni, sintetizzato nel “Manifesto per l’istruzione” adottato dall’alleanza Azione_Istruzione: rigetto di qualunque forma di mercificazione della scuola e di precariato studentesco, lotta per un’istruzione accessibile a tutte/i senza discriminazioni, per delle istituzioni scolastiche più democratiche e partecipative, ecc. All’interno di tale programma, conciso ma completo, si avverte tuttavia ancora l’assenza di una visione politica a medio termine e di un’analisi dettagliata dei processi alla base delle problematiche attualmente vissute degli studenti (quali il processo di Bologna, la progressiva aziendalizzazione dell’università, la grave insufficienza degli aiuti sociali a studenti e famiglie, ecc.). Occorre ancora identificare delle riforme e degli interventi mirati da adottare per rispondere alle nostre esigenze: il rischio è quello di non riuscire ad impostare un’agenda politica che vada al di là della lotta contro gli aumenti delle tasse d’iscrizione, peraltro già quasi conclusa (la decisione è ormai definitiva a Friborgo, Zurigo, Losanna, …).
Oltre a ciò, il movimento studentesco deve cogliere ora la più grande lezione del 2009 e affrontare con serietà la questione dell’organizzazione. Benché il contesto sia più difficile rispetto a quello di dieci anni fa (la mobilitazione studentesca, certo presente e importante, non ha però raggiunto il livello di partecipazione e di scontro del 2009), anche in questa occasione è emersa chiaramente l’incapacità delle “corporazioni” studentesche ufficiali nel rispondere agli attacchi al diritto allo studio. Ad una tale immobilità occorre che si risponda uscendo dallo spontaneismo e dalla disorganizzazione che ancora si osservano all’interno dei collettivi sorti negli ultimi mesi, organizzando il movimento e dando quindi continuità alla lotta studentesca. La stessa alleanza Azione_Istruzione deve rimanere unita e strutturarsi maggiormente, se non nella forma di una vera e propria federazione sindacale nazionale che possa contrastare l’egemonia dell’Unione svizzera degli studenti (VSS-UNES), quantomeno divenendo una piattaforma stabile di analisi, dialogo e scambio tra le varie realtà del Paese. Solo in questo modo sarà possibile incidere davvero nella realtà, influenzando il dibattito politico ormai atrofizzato dall’UNES e rilanciando la mobilitazione qualora ve ne fosse la necessità e l’opportunità.
La mobilitazione di questi ultimi mesi segna una positiva ripresa della lotta studentesca in Svizzera, ora confrontata con nuove e importanti sfide, forse meno accattivanti rispetto alla fase delle manifestazioni e delle proteste di piazza, ma altrettanto decisive per il destino della scuola pubblica e del diritto allo studio.