Critichiamo la decisione odierna del Consiglio federale di estendere dai 19 ai 37 anni l’obbligo di pagare la tassa militare, mentre attualmente l’assoggettamento parte dal 20° e si conclude al 30° anno di età, così come l’introduzione di una tassa militare finale. L’inabilità al servizio militare è una decisione medica e come tale non dovrebbe essere giudicata come una responsabilità individuale su cui battere cassa.
Peraltro tutto ciò rappresenta un modo semplicemente goffo per affrontare la politica di sicurezza del nostro Paese: al posto di ragionare sulle cause vere che spingono i giovani a non farsi arruolare o a trovare modalità per non completare il servizio militare, il governo svizzero (composto fra gli altri dall’ufficiale specialista Burkhalter, dal maggiore Maurer e dal colonnello Schneider-Amman!) preferisce punire i coscritti che, sempre di più e comprensibilmente, voltano le spalle all’esercito.
Ci rallegriamo invece del fatto che il governo abbia rinunciato al ritiro del passaporto per chi si sottrae agli obblighi militari: una misure sproporzionata che avrebbe posto la Svizzera in una situazione di illegalità rispetto al diritto internazionale pubblico.
Il Partito Comunista ribadisce non solo – finché sarà in vigore la leva obbligatoria – la necessità di parificare in termini di accesso e di durata il servizio militare e il servizio civile; ma invita anche i giovani a rinunciare a sogni avventuristici in divisa, e a passare fin da subito al servizio civile sostitutivo come previsto dalla Costituzione federale.