Care colleghe, Cari colleghi, Presidente, Sindaco, Municipali,
interverrò brevemente per portare la mia posizione e quella del mio Partito, il Partito Comunista, su questo progetto e spiegare cosa non ci convince di questo messaggio.
Innanzitutto riteniamo che per il corretto svolgersi del processo democratico, prima di discutere questo Messaggio, bisognava attendere l’esito della votazione popolare sull’Iniziativa del 2008 su questo tema, la quale è stata ritenuta ricevibile, ed è dunque attuabile.
Rispetto ad altri Messaggi strategici votati a Bellinzona, pensiamo ad esempio a quello delle IRB, dove le condizioni e gli scenari futuri erano definiti in modo chiaro, qui ci troviamo ad esprimerci su un progetto che, da come si presenta, offre ancora troppe poche garanzie, troppe poche certezze, su tutta una serie di aspetti e condizioni importanti che invece dovrebbero essere considerati imprescindibili, e quindi definiti chiaramente.
Il mio Partito non ha una visione nostalgica e folkloristica dell’Officina, è consapevole che ci vuole sviluppo e innovazione, e non consideriamo lo spostamento in sé come qualcosa di negativo; è il progetto completo che valutiamo: dal nuovo stabilimento, all’urbanizzazione del sedime. Purtroppo però per noi le garanzie sono troppo poche a discapito dei molti rischi presenti.
Molte rimangono le incognite:
- quanti saranno effettivamente i volumi di lavoro nel nuovo stabilimento di Arbedo,
- quanti lavoratori occuperà effettivamente,
- cosa ne sarà precisamente del sedime lasciato libero
- Come sarà realmente strutturato il Tecnopolo, con cosa lo riempiremo, quali aziende, di che settore, cosa s’intende per aziende innovative, saranno aziende produttive o no?
- C’è o no un problema relativo alla sottrazione di terreni agricoli e se ci sarà referendum, cosa accadrà?
- e se l’iniziativa popolare del 2008 passasse in votazione popolare, cosa succederebbe?
- che interesse di lungo termine hanno le FFS a Bellinzona
Da un lato, quindi, riscontriamo troppo poche certezze sulla realizzazione di una realtà industriale quantomeno paragonabile a quella attuale, dall’altro lato, un’idea ancora troppo poco definita sul futuro del sedime lasciato libero.
Prima di decidere, sarebbe stato importante avere più in chiaro il da farsi sul sedime lasciato libero. Ad esempio si poteva sottoporre a questo consesso prima il “mandato di studio in parallelo per la definizione del concetto urbanistico del sedime” – così da avere un progetto chiaro e completo dello sviluppo di quell’area – e poi solo successivamente presentare il credito-contributo della Città al nuovo stabilimento. La cosa che sembra più certa è che sulla gran parte dell’attuale sedime sarà edificata a palazzi una grande area di proprietà delle FFS. L’idea di un Tecnopolo è positiva: ma gli elementi che abbiamo a disposizione sono ancora troppo pochi per capire se quello spazio sarà realmente produttivo e non magari solo un centro di uffici per lo sviluppo innovativo.
Alcune certezze però ci sono, e sono perlopiù dei rischi:
Con questo progetto si punterà esclusivamente sul reparto passeggeri e non più sul settore merci, ciò che rappresenterà un calo del 70% delle attività attualmente svolte alle Officine. È evidente dalla dichiarazione d’intenti che non esistono certezze che la lavorazione delle sale continuerà: nella dichiarazione si dice che la lavorazione delle sale avverrà solo “qualora ragionevole dal punto di vista economico”. Questo purtroppo vuol dire tutto e niente, poiché la razionalità economica la decidono le FFS in base ai loro interessi.
Altro dato di fatto: le FFS parlano di 200-230 lavoratori ad Arbedo, meno rispetto all’attuale occupazione. C’è chi ha detto che per la tipologia di attività i posti di lavoro effettivi potrebbero essere anche meno. Mi vien da dire che menomale nella dichiarazione d’intenti viene specificato esplicitamente “200-230 lavoratori”; quello che però mi preoccupa è che si dica che questa stima è data, cito: “conformemente alla pianificazione attuale”; mi chiedo dunque cosa potrebbe succedere se le FFS cambiassero di punto in bianco la loro pianificazione… si potrà dire e fare qualcosa per evitare che domani la nuova pianificazione occuperà solo un centinaio di lavoratori?
Altra incognita è la prospettiva di lungo termine del nuovo stabilimento che dalla dichiarazione d’intenti è data solo se “sensata economicamente” e “sostenibile dal profilo aziendale”. Il che lascia chiaramente molto spazio di interpretazione e di manovra.
Altro dubbio è relativo al rimborso in caso di cessazione dell’attività del nuovo impianto entro i 35 anni. Le FFS s’impegnerebbero a versare 1.7 mio per ogni anno in caso di chiusura prima dei 35 anni. Non mi sembra una cifra particolarmente elevata per un’azienda che ha un utile consolidato annuale di 300-400 milioni…
In conclusione, votando questo messaggio si rischia di approvare qualcosa oggi che, di fatto, lascia troppa carta bianca al management delle FFS che, ricordiamoci, voleva di fatto liquidare le Officine già dieci anni fa.
L’alternativa all’accettazione di questo messaggio è, per il mio Partito, l’approvazione dell’iniziativa popolare del 2008, la quale pone in modo inequivocabile il mantenimento delle attuali attività delle Officine e lo sviluppo effettivo del centro di competenza. Sulla base del risultato in votazione, per noi dovrà essere necessario ritornare a trattare con le FFS. FFS che operano su mandato pubblico e dalla quale si deve esigere che adottino un’equa distribuzione regionale di infrastrutture e posti di lavoro. Bisognerà farlo mettendo paletti più chiari per maggiori garanzie in termini di occupazione e volumi di lavoro, e parallelamente definire meglio i contenuti dell’attuale sedime.