Da anni come Partito Comunista siamo preoccupati dal clima di omertà e dai regolari atti di nonnismo che si respira nelle caserme e dalla poca indipendenza della giustizia militare. I nostri giovani militanti sono impegnati da anni a sostenere gli obiettori alla leva militare e a favorire quindi la scelta del servizio civile fra i loro coetanei come servizio realmente utile alla collettività.
Siamo venuti a conoscenza, da una foto diffusa dal portale Ticinonews, di una petizione in cui i soldati di Emmen esprimono solidarietà ai sottufficiali arrestati e, di fatto, voltano le spalle alla recluta ticinese presa a sassate: hanno parlato di “gioco” (ma anche se lo fosse, non sarebbe giustificabile!) e che non di sassi si trattava bensì di noci (ma anche se così fosse, la vittima non si stava divertendo e ne è rimasta ferita!). La sostanza insomma cambia poco: sono atti intollerabili!
Questo genere di petizioni di “camerateria al contrario” sono purtroppo all’ordine del giorno nelle caserme per coprire certi fattacci, eppure in questo caso è la forma che lascia alquanto perplessi. Quando un subordinato deve comunicare qualcosa a un graduato solitamente nell’esercito si usa il formulario 6.005 con indicazioni precise circa titolo, urgenza, grado e firma. Invece quella che sta circolando sembra più che altro una petizione raffazzonata alla bell’e meglio che denota un ulteriore problema di chiarezza e forse anche di sospetto! Perché non usare i canali ufficiali per procedere a una protesta se essa è giustificata?
L’esercito deve per forza a questo punto essere più trasparente. Occorre espellere dalle sua fila tutti i fanatici e rivedere completamente il sistema di avanzamento per impedire a persone opportuniste e immature di accedere a posizioni di comando che mettono in pericolo i coscritti. In caso contrario è naturale che sempre più giovani passino al servizio civile (scelta che noi peraltro sosteniamo).