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Lo scorso 1° dicembre 2018, nell’ambito della seduta del Comitato Centrale del Partito Comunista, avevamo analizzato il tema della video-sorveglianza: “dopo aver valutato le esperienze dei nostri consiglieri comunali a Lugano, Brione sopra Minusio, Pollegio e Serravalle e aver iniziato la letture del messaggio municipale a riguardo di Bellinzona, si opta per mantenere una posizione tendenzialmente critica verso la stessa in quanto non fa altro che spostare il problema e non lo risolve. La video-sorveglianza non è un atto amministrativo ma ha una valenza politica, di controllo sociale, inserita nella deriva securitaria della società e dove anche la prevenzione viene vista in realtà solo in ottica repressiva” (vedi resoconto della riunione).

Il Partito Comunista si felicita di essere riuscito tramite il proprio consigliere comunale di Bellinzona Alessandro Lucchini a far accogliere dal plenum cittadino tutta una serie di proposte atte a fissare dei limiti all’utilizzo delle telecamere di video-sorveglianza sul territorio bellinzonese, nonché di aver promosso e ottenuto dei correttivi per una maggiore trasparenza e più informazione ai cittadini.

Tra le proposte di Lucchini – seguite dalla sinistra in modo compatto – e accolte dal Consiglio Comunale della Capitale rileviamo quelle per una maggiore partecipazione democratica sulle decisioni dell’utilizzo della video-sorveglianza grazie al coinvolgimento delle Associazioni/Commissioni di quartiere; l’obbligo di analisi e monitoraggi periodici degli effetti della video-sorveglianza sulla privacy del cittadino e il divieto assoluto di esternalizzare e privatizzare la visione e l’elaborazione delle immagini.

Nonostante questi concreti passi in avanti rispetto al messaggio municipale, il Partito Comunista si è comunque opposto al Regolamento poiché le proposte più incisive atte ad evitare il rischio di una diffusione incontrollata e in ogni luogo (spazi aggregativi, strade e piazze) della Città di telecamere non sono state approvate dalla maggioranza. Preoccupa inoltre l’ampliamento della durata di conservazione delle immagini da 120 ore a 100 giorni e la regolamentazione delle telecamere mobili per monitorare manifestazioni e cortei di persone.

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