Il prossimo 19 maggio saremo chiamati a esprimerci sulla trasposizione della direttiva UE sulle armi. In sostanza, il progetto intende limitare l’accesso alle armi semiautomatiche, le quali, in ragione della loro cadenza di tiro, costituiscono un rischio accresciuto per l’ordine pubblico. Oltre a ciò, sono previste diverse altre misure contro l’abuso di armi da fuoco, come l’obbligo di notifica di quelle vendute e un migliore scambio di informazioni con gli Stati Schengen, che consentirà di sapere quando la consegna di un’arma è già stata negata all’estero. Rispetto al diritto vigente in materia, la revisione rappresenta nel complesso un passo avanti che, per quanto non risolutivo, il Partito Comunista sostiene anche per le ragioni che seguono.
In primo luogo, la legislazione sulle armi in Svizzera si presenta ancora tutt’altro che severa. Non a caso, se da un lato si stima che ben una persona su otto possieda un’arma, dall’altro sarebbero soltanto la metà di esse a figurare nei registri ufficiali. Seppure concomitante ad altri fattori, non stupisce se questo contesto contribuisce anche a creare una serie di problemi per la sicurezza dei cittadini. Sempre più reati, in modo particolare quelli legati alla violenza domestica, vengono infatti perpetrati proprio con le armi da fuoco. In quest’ottica, un divieto di massima di quelle più pericolose, quali appunti le semiautomatiche, potrà servire soprattutto a prevenire le evenienze più sfavorevoli. A questo proposito, bisogna ricordare che la revisione non impedirà in ogni caso a collezionisti, tiratori e cacciatori di detenerle, contrariamente a quanto asserito dai contrari.
Non senza comprendere i malumori attorno al principio del recepimento di una direttiva europea, la quale, va riconosciuto, la Svizzera ha avuto comunque modo di negoziare, il Partito Comunista invita perciò a votare sì alla modifica della legge sulle armi. Anche perché, questo genere di prescrizioni, derivano pure dal ritardo accumulato dallo stesso diritto federale, che per l’acquisto di un fucile richiedeva fino al 2008 un semplice contratto scritto. Detto ciò, la lotta all’impiego abusivo di armi da fuoco non potrà prescindere da una regolamentazione più incisiva. In questo senso, si rende sempre attuale istituire un registro centralizzato, una prova di necessità per le autorizzazioni, nonché l’obbligo di depositare l’arma d’ordinanza e di annunciare i dispositivi non ancora dichiarati.
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