Lo scorso 17 aprile 2019 il governo degli Stati Uniti ha annunciato l’adozione di nuove misure di aggressione contro la Repubblica di Cuba. L’annuncio arrivava, per di più, proprio in occasione dell’invasione militare mercenaria della Baia dei Porci del 1961, a dimostrazione dell’ulteriore intento provocatorio della Casa Bianca. Siamo di fronte a un nuovo rafforzamento del blocco economico, commerciale e finanziario che tutti i governi statunitensi hanno imposto ai danni di Cuba: questa politica criminale, irrispettosa dell’indipendenza cubana, non solo impedisce a Cuba di sviluppare come potrebbe i suoi potenziali economici, ma lede profondamente i diritti umani dei suoi cittadini che devono far fronte a pesanti ristrettezze a causa di questo criminale embargo.
C’è ancora chi afferma, soprattutto fra politici e giornalisti occidentali, che il governo dell’Avana vieti la libertà di movimento dei propri cittadini: la verità è come sempre un’altra! Tale libertà di viaggiare viene infatti fortemente limitata proprio dalle leggi statunitensi e anzi l’attuale Amministrazione ha pure reso più difficile ai suoi stessi cittadini di recarsi sull’Isola. Alla faccia del concetto di paese libero su cui la propaganda degli Stati Uniti insiste. Il problema è però ancora più esteso perché va indirettamente a colpire la stessa nostra libertà: operatori turistici, aziende e singoli cittadini svizzeri possono avere problemi con le autorità americane se intendono cooperare con Cuba.
Il governo di Washington intende poi autorizzare, anche fuori dalla loro giurisdizione, azioni legali nei tribunali statunitensi ai danni di entità cubane e straniere. L’obiettivo è quello di ostacolare gli investimenti di capitale sull’Isola e perseguire penalmente chi osa avere normali scambi commerciali con Cuba. In pratica il governo nordamericano pretende di essere non solo il poliziotto del mondo (con i milioni di morti che le sue guerre imperialiste hanno provocato!), ma si autoproclama giudice supremo dell’economia mondiale decidendo addirittura cosa, come e con chi possano fare affari gli imprenditori non solo statunitensi ma anche di altri Paesi. Ciò non è solo incoerente verso quel libero mercato da loro tanto osannato, ma è soprattutto un’ingerenza di un governo straniero, quello USA, sul territorio svizzero in quanto lede la libertà dei nostri concittadini e delle aziende del nostro Paese. Su questo aspetto della politica colonialista degli Stati Uniti, come Partito Comunista sollecitiamo il Consiglio federale a intervenire energicamente sul piano diplomatico e commerciale a tutela della nostra stessa sovranità!
Non ci è certo nuova l’arroganza nordamericana, ma il livello raggiunto desta molta preoccupazione per la sicurezza e la stabilità internazionale, anche perché Washington si comporta ormai al di sopra di ogni legge, commettendo veri e propri atti di pirateria. Basti pensare all’occupazione dell’Ambasciata venezuelana a Washington da parte della polizia statunitense in flagrante violazione della Convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche, o a tutte le provocazioni militari contro l’integrità territoriale di Stati sovrani colpevoli – alcuni dei quali pure loro alleati – solo di non chinare il capo ai diktat della Casa Bianca. Occorre contenere questa potenza in declino e l’unica via da seguire è quella di rafforzare il multipolarismo e la cooperazione con i paesi emergenti dell’area eurasiatica, a partire dalla Cina.
DICHIARAZIONE DEL GOVERNO RIVOLUZIONARIO DI CUBA 17-04-2019 (1)