Il governo ticinese, conscio dell’urgenza di una nuova legge che regolamenti il funzionamento del settore della sorveglianza privata, intende aumentare gli standard di formazione per poter diventare agente di sicurezza privata e rendere più severi i requisiti per poter operare in questo settore così delicato, che ha pure visto un fiorire quasi caotico di agenzie private.
Si tratta di rivendicazioni contenute nella mozione del deputato Massimiliano Ay a nome del Partito Comunista poi parzialmente accolta dal Gran Consiglio nell’ottobre 2018 e che quindi ci vede soddisfatti. Non solo sul piano cantonale: anche i consiglieri comunali del Partito Comunista si sono mossi a livello di legislativi comunali, presentando, in primis a Bellinzona con Alessandro Lucchini, delle mozioni per impedire ai Municipi di esternalizzare a tali agenzie degli atti di autorità.
Gli spiragli che si aprono ora, a tutela della sicurezza dei cittadini e della professionalità dei lavoratori sono sicuramente positivi, benché resti problematico non solo il fatto che il concordato inter-cantonale appare ormai defunto in via definitiva, ma anche la continua tendenza degli enti pubblici, anche comunali, di esternalizzare compiti di sicurezza ad alcune di queste realtà che l’ex-procuratore generale aveva definito addirittura quali “servizi di pestaggio”. In tal senso concordiamo con la prudenza espressa dal sindacato UNIA circa la sostituzione dell’attuale obbligo di notifica con l’autorizzazione diretta all’agente. Questa continua fiducia da parte del Dipartimento diretto dal Consigliere di Stato Norman Gobbi sulla sicurezza privata non ci lascia insomma ancora tranquilli.