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Il Consiglio federale ha varato il messaggio sulla riforma AVS 21, che rappresenta una vera pugnalata nei confronti delle donne e delle fasce più deboli della popolazione. Come da copione, sono previsti un aumento dell’età di pensionamento per le donne a 65 anni, un incremento dell’IVA del 0.7% e una maggiore flessibilità nella riscossione della rendita, con l’obiettivo di incentivare gli assicurati a lavorare più a lungo, fino addirittura a 70 anni.

Verdi e Sinistra alternativa (Verdi del Ticino, Partito Comunista e Forum Alternativo) ribadiscono la loro posizione contraria a queste proposte. Non accetteremo nessun rialzo dell’età di pensionamento, soprattutto finché le donne non percepiranno un salario uguale a quello degli uomini. Senza dimenticare che dei salari uguali per le donne contribuirebbero a diminuire di molto i problemi dell’AVS. L’aumento dell’IVA, poi, penalizza proporzionalmente di più i meno abbienti, in piena contraddizione con il principio di solidarietà che sta alla base all’AVS. E che dire dell’organizzazione volta ad incitare gli assicurati a lavorare più a lungo in un mondo del lavoro caratterizzato da precarietà, disoccupazione e stress? Per usare un eufemismo, non ci sembra una soluzione proponibile, e di certo non aiuterà a risolvere i problemi dell’AVS.

I problemi odierni dell’AVS e delle casse pensioni affondano le loro radici nell’adozione, nel 1972, del sistema pensionistico dei “tre pilastri” a scapito di quello delle “pensioni popolari”. Gli immensi fondi delle casse pensioni, finiti i “tempi d’oro”, fanno sempre più fatica a versare delle rendite decenti, e l’AVS continua a boccheggiare malgrado l’aumento dei contributi da parte dei salariati imposto dalla RFFA (che taluni avevano avuto il coraggio di presentare come un “regalo all’AVS”).

Altre e nuove fonti di finanziamento sono necessarie. Andiamo a prendere i soldi dove si trovano in abbondanza! La RFFA regala miliardi agli azionisti delle grosse imprese, i loro patrimoni non fanno che aumentare e di conseguenza anche il giro di capitali. Una tassa a favore dell’AVS prelevata sui dividendi e grandi patrimoni e soprattutto sulle transazioni finanziare non farebbe “soffrire” un granché gli straricchi e nemmeno le banche, non peserebbe sulle giovani generazioni e soprattutto permetterebbe a chi necessita di una rendita d’AVS di vivere dignitosamente anche in futuro.

Diciamo basta alle politiche antisociali dei partiti di governo, ora si cambia!

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