Il nostro Partito ha inviato due lettere all’attenzione del Partito Comunista di Cuba e del Partito Comunista Cinese per l’enorme sforzo solidale e internazionalista che i rispettivi paesi socialisti stanno garantendo per contrastare il diffondersi della pandemia da Coronavirus.
Nella missiva rivolta ai comunisti cinesi – firmata dal nostro segretario politico Massimiliano Ay – si ricorda come inizialmente i cittadini cinesi in Svizzera e in Europa siano stati oggetto di vergognosi attacchi razzisti sinofobici, da noi prontamente condannati, ma oggi sono proprio loro ad aiutare paesi a noi vicini come l’Italia abbandonata al proprio destino dall’Unione Europea, regalando mascherine e inviando squadre di esperti medici.
Il governo di Pechino, guidato dal Partito Comunista Cinese, ha dimostrato di saper fronteggiare la malattia perché in Cina non è l’economia e i profitti a comandare sullo Stato ma esattamente il contrario: è cioè l’interesse pubblico, in questo caso la salute delle persone, a prevalere sugli egoismi individuali e padronali.
Nella loro risposta i compagni cinesi hanno ribadito che in questo momento cruciale la Confederazione e la Repubblica Popolare lottano assieme. Come ha ricordato il segretario generale del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping, solo unità e coordinamento potranno affrontare i rischi globali: Pechino sta infatti lavorando per la sicurezza sanitaria mondiale, non solo cinese, ed è in contatto con le autorità svizzere. In particolare l’Ambasciata cinese presso la Confederazione Svizzera, nel suo messaggio al nostro Partito, ci tiene a esprimere la sua simpatia al popolo ticinese particolarmente toccato dalla pandemia e le sue condoglianze alle famiglie di chi è deceduto.
Nel messaggio inviato invece ai comunisti cubani firmato dal membro del Comitato Centrale, Stefano Araujo, il nostro Partito ha citato, condividendola, la proposta dell’Associazione Svizzera-Cuba (ASC) rivolta alle nostre autorità relativa alla disponibilità dell’interferone cubano alfa 2B (IFRrec) e alla possibilità di favorire la cooperazione medica attraverso lo scambio di personale sanitario.
Nella loro risposta i compagni cubani hanno sottolineato l’efficienza del loro sistema sanitario universale e gratuito che, grazie a una medicina preventiva basata sui medici di famiglia e su un’ampia rete di policlinici, permette un effettivo controllo dei contagiati e dei relativi contatti sociali. Tuttavia non mancano serie preoccupazioni per le conseguenze economiche che questa crisi comporterà anche per Cuba. Ciò assume un carattere ancora più grave a causa del criminale embargo promosso dagli USA, che si è ulteriormente rafforzato negli ultimi due anni, proprio per danneggiare il settore della salute pubblica, uno dei fiori all’occhiello della Rivoluzione cubana, impedendo a Cuba di acquistare farmaci, test diagnostici, tecnologia medica, ecc. sul mercato estero.
Eppure, nonostante ciò, le autorità comuniste cubane hanno inviato delle brigate mediche volontarie in 12 paesi, fra i quali anche la vicina Italia, con il solo scopo – umanista e rivoluzionario – di aiutare i popoli più colpiti dal Coronavirus e questo perché per vincere questa pandemia è imprescindibile la solidarietà e la cooperazione di tutte le nazioni, senza distinzione ideologica, religiosa o di altro tipo. Mentre le fiere democrazie liberali europee si saccheggiano le mascherine alle frontiere, la piccola Cuba divide quel poco che dispone con tutti.
Si chiama internazionalismo! Si chiama comunismo!