Share this page to Telegram

L’Ufficio federale di giustizia, commentando i provvedimenti presi dal Canton Ticino, cioè lo stop di tutte le attività commerciali e produttive private non indispensabili, ha dichiarato non solo che tali misure restrittive sarebbero illegali, ma ha di fatto indirettamente invitato il padronato a opporvisi. E’ inaudito: contro ogni forma di solidarietà confederale si incita l’economia privata a ribellarsi contro un governo cantonale che per di più gode di consenso fra le parti sociali e la maggioranza della popolazione e dei partiti rappresentanti in Gran Consiglio.

Le dichiarazioni dell’Ufficio federale di giustizia fanno eco a quelle del presidente dell’Associazione dell’industria metalmeccanica “Swissmem”, Hans Hess. Le sue sono state parole vergognose che però non stupiscono: esse ben rappresentano lo spirito del capitalismo più bieco, esempio di egoismo e di cupidigia all’ennesima potenze da parte di un padronato svizzero che non solo non si preoccupa della salute pubblica e della sicurezza dei lavoratori, ma addirittura umilia le raccomandazioni di una parte della stessa imprenditoria privata, in particolare ticinese.

Il Partito Comunista invita il Consiglio di Stato del Canton Ticino a tenere duro rispetto alle pressioni di un Consiglio federale ostaggio dei più egoistici interessi padronali e continuare a mettere in campo le misure necessarie per tutelare la salute della popolazione così come richiesto dai sindacati. Ha ragione la presidente del sindacato UNIA Vania Alleva che ha ribadito ancora oggi la necessità di uno shutdown generale. Non farlo ora significa prolungare la crisi, contagiare più lavoratori e rendere ancora più difficile risalire la china in seguito. Siamo certi che quanto messo in atto in Ticino diverrà la normalità anche nel resto della Svizzera, ma potrebbe essere troppo tardi: a quel punto le responsabilità politiche dovranno emergere chiaramente perché chi deve tutelare la salute di tutti in realtà sta tutelando i profitti di pochi.

Solidarizziamo infine con le azioni di sciopero e di protesta operaia che abbiamo visto ad esempio a Ginevra (e lo stesso andrebbe fatto in Mesolcina!) nei giorni scorsi nell’ambito dei trasporti pubblici, all’aeroporto, ecc. per chiedere misure a tutela della salute dei lavoratori. In alcuni casi è dovuta intervenire persino la Polizia: un fatto anche questo grave ma che denota il potenziale di conflittualità sociale latente qualora il Consiglio federale non cambiasse linea: dallo Stato ci attendiamo che imponga all’ingordigia di certa economia privata l’interesse superiore della collettività.

CONDIVIDI