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Il Partito Comunista ritiene prioritaria la salvaguardia dei posti di lavoro, ma non con aiuti finanziari senza paletti del valore di 1,5 miliardi di franchi, bensì riacquistando la compagnia aerea di bandiera da Lufthansa, a cui nel 2005 era stata letteralmente svenduta per poco più di 300 milioni di euro. Si tratta dunque di procedere verso una progressiva nazionalizzazione di Swiss.

Una compagnia aerea di bandiera sotto controllo dello Stato è utile in quanto i trasporti e le comunicazioni sono ambiti strategici dell’economia e rappresentano elementi importanti anche ai fini della sicurezza nazionale stessa: l’abbiamo visto in questo momento di emergenza in cui servivano velivoli per rimpatriare i nostri concittadini o andare a recuperare scorte di mascherine dalla Cina. E lo sa il Corpo svizzero d’aiuto umanitario sistematicamente rallentato e ostacolato, nell’intervento d’urgenza in caso di catastrofe, dai tempi e dalla disponibilità delle compagnie private.

Il fattore ambientale del traffico aereo è certamente importante, ma non si affronta caricandolo con tasse che colpirebbero di fatto solo le fasce popolari che desiderano fare una vacanza all’estero o gli studenti in gita di studio, bensì imponendo standard elevati alle compagnie aeree per quanto riguarda la dotazione di nuovi velivoli più sostenibili e promuovendo la ricerca a favore di carburanti meno inquinanti. Smettiamo di credere che si possa “orientare il mercato” solo con tasse e incentivi, se si vuole davvero riconvertire ecologicamente Swiss deve essere lo Stato a farlo, assumendone direttamente la gestione!

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