Abolito il numerus clausus al corso passerella: importante riforma per il diritto allo studio!

Nell'ultima sessione del parlamento ticinese prima della pausa estiva, il nostro Partito ha portato a casa due importanti vittorie a favore di una scuola pubblica più inclusiva!

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Il Partito Comunista si felicita dell’approvazione odierna da parte del Gran Consiglio della mozione del nostro deputato Massimiliano Ay che chiedeva l’abolizione del numerus clausus per il corso passerella.

Il corso passerella è una importante possibilità attraverso la quale il nostro sistema educativo permette a chi proviene dalla formazione professionale di accedere all’università. Il Partito Comunista ha sempre difeso la necessità di valorizzare quei giovani che si impegnano e si rimettono i gioco per migliorarsi dopo un apprendistato.

Il numerus clausus è stato introdotto una decina di anni fa esclusivamente per motivi di risparmio, certamente non pedagogici, arrivando a respingere il 70% degli allievi che ne facevano domanda, nonostante essi adempissero le condizioni per accedere al corso passerella. Una ingiustizia che ha privato molti giovani volenterosi di perfezionarsi e che già nel luglio 2017 il Partito Comunista aveva chiesto venisse abolita: il DECS rispose nello stanno anno raddoppiando i posti disponibili da 25 a 50. Un buon primo passo che però non ci ha soddisfatto: abbiamo insistito per abolire completamente questo ostacolo al diritto allo studio e oggi il parlamento ci ha dato ragione.

Ne siamo entusiasti non solo perché è una riforma che democratizza l’accesso agli studi, ma soprattutto per i giovani che dopo un apprendistato potranno ora vedersi aprire nuove opportunità di studio e quindi di lavoro, senza più essere mortificati e demotivati con ingiuste forme di selezione.

Da ultimo siamo soddisfatti anche dell’accoglimento di un altra nostra mozione atta a fornire una base legale per organizzare le giornate culturali autogestite nelle scuole superiori che da 20 anni favoriscono la responsabilizzazione degli studenti e un’offerta culturale dal basso.

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