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Per quanto il risultato finale abbia dato il via libera all’acquisto dei nuovi aerei da combattimento imposti dalla NATO, il Partito Comunista non può negare l’importanza di questo risultato sul filo del rasoio: l’esercito ha vinto, ma per soli 8’000 voti di scarto! E ciò, nonostante una campagna massiccia giocata su un sentimento di paura verso minacce vaghe, sul principio della difesa aerea e su una mitizzazione irrazionale delle forze armate. Il che corrisponde – piaccia o non piaccia – a una sconfitta politica per lo Stato Maggiore Generale e il Consiglio federale.
 
Se nel 2014 l’analoga campagna relativa ai velivoli “Gripen” aveva visto 1’542’761 aventi diritto di voto esprimersi contro l’acquisto, quest’anno sul principio dell’aviazione militare i contrari sono stati 1’595’156 cittadini. Non solo registriamo quindi un aumento di persone che si pongono criticamente verso queste spese folli e di subalternità alla NATO, ma non ha funzionato nemmeno la vergognosa strumentalizzazione sessista della questione femminile da parte della propaganda governativa.
Questa sconfitta di misura impone anche al fronte pacifista e alla sinistra una riflessione. Oltre a chi già non era particolarmente amico dell’esercito, era importante provare a dividere il monolitismo borghese e militarista. Non a caso il Partito Comunista e il consigliere nazionale Bruno Storni hanno insistito sul fatto che gli aerei che il governo svizzero acquisterà avranno un vincolo tecnologico e informatico: la loro reale operatività sarà quindi decisa non a Berna ma presso la NATO, sottomettendo la nostra sicurezza nazionale e la nostra neutralità alle decisioni strategiche di un ben preciso campo geopolitico. 
 
La lotta politica quindi per ristabilire la nostra neutralità militare non deve arretrare d’un passo, oggi più che mai dove vediamo gli USA e l’UE soffiare su una nuova “guerra fredda” bisogna agire e rilanciare il movimento per la pace. Nell’ambito di una più ampia lotta contro la corsa al riarmo, a favore di una politica attiva per la pace e della costruzione di un mondo multipolare, il Partito Comunista è quindi pronto a unirsi con chiunque chieda quanto segue:
 
1. il rimpatrio dei nostri soldati dal Kosovo e la fine di ogni missione militare all’estero sotto il controllo della NATO;
2. Impedire l’uso del nostro spazio aereo nazionale per azioni di ostilità contro paesi sovrani terzi da parte di qualsiasi aviazione militare straniera.
3. lo scioglimento dei recentissimi accordi bilaterali per la cooperazione bellica con l’esercito di Estonia e USA siglati in aprile approfittando della pandemia.
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