Share this page to Telegram

Il Partito Comunista ha preso atto con grande insoddisfazione dell’approvazione da parte delle camere federali della revisione della Legge federale sul CO2, sottoposta alle votazioni finali venerdì scorso: la riforma adottata dal Parlamento comporterà un notevole aggravio a danno delle classi popolari, senza apportare però delle serie e decise risposte alla crisi ambientale che da tempo viene denunciata dal mondo scientifico.

Il prospettato aumento del prezzo della benzina (pari a 10 centesimi al litro) non farà altro che provocare un rincaro generalizzato a danno delle fasce popolari: oltre ad un aumento del costo del trasporto privato (ancora largamente impiegato da un gran numero di lavoratori), è infatti da prevedere un effetto indiretto sul costo della vita (l’aumento dei costi di trasporto delle merci verrà infatti certamente riversato sui prezzi al consumo e dunque sul potere d’acquisto della popolazione). Aumentare il prezzo della benzina significa dunque colpire il reddito della popolazione, attraverso una tassa indiretta che – come fa ad esempio anche l’IVA – non tiene in conto le differenze di salario e fa pagare la stessa cifra tanto al miliardario quanto al lavoratore precario o disoccupato. Una tale misura risulta dunque estremamente antisociale e fiscalmente ingiusta, oltre che poco efficace sul piano ambientale: fintantoché non verranno fornite delle valide alternative (ad esempio attraverso un radicale potenziamento del trasporto pubblico e una calmierazione del prezzo degli abbonamenti), sarà difficile ottenere un vero cambiamento nelle modalità di spostamento della popolazione.

D’altro canto, secondo il Partito comunista questa revisione di legge elude le principali responsabilità in materia di inquinamento e non propone degli strumenti realmente validi per avviare la transizione ecologica di cui abbiamo più che mai bisogno. Non vengono infatti toccati i veri colpevoli del riscaldamento climatico, come le imprese fortemente inquinanti (che potranno continuare ad emettere CO2 acquistando sul mercato i cosiddetti “diritti di emissione” previsti dal sistema europeo di scambio di quote di emissioni) o la piazza finanziaria (ricordiamo che gli investimenti fossili delle banche elvetiche producono ben 22 volte la quantità di CO2 prodotta annualmente dalla Svizzera!). Peraltro, concentrandosi su un sistema di incentivi e disincentivi di tipo fiscale (la cui efficacia come detto rimane dubbia), la nuova legge sul CO2 non dà alcun peso all’azione diretta dello Stato nella pianificazione e la messa in opera della riconversione ecologica dell’economia nazionale. Ragionando ancora in termini di “responsabilità individuale”, le Camere federali hanno deciso di non attribuire alla Confederazione e ai Cantoni le competenze che sarebbero necessarie per indirizzare lo sviluppo economico del Paese. Per i comunisti, è invece più che mai necessario rimettere lo Stato al centro dell’iniziativa economica, nazionalizzando le imprese strategiche in ambito energetico e di trasporto pubblico, abbandonando la politica di liberalizzazione del mercato energetico avviata negli scorsi anni, avviando un ampio piano di opere pubbliche che punti al potenziamento del trasporto pubblico e della produzione energetica da fonti rinnovabili, nonché al risanamento degli edifici vetusti.

Le scelte antisociali ed inefficaci del parlamento federale non potranno in alcun modo risolvere la crisi ambientale, né tantomeno “chiamare alla cassa” i veri responsabili del riscaldamento climatico (i partiti borghesi come il PLR non si sono infatti posti nessun problema ad accettare la revisione della legge). Per il Partito Comunista tale cruciale questione va affrontata in modo radicalmente diverso, motivo per il quale auspichiamo il lancio del referendum da parte del movimento “Sciopero per il clima”, a cui preannunciamo fin d’ora la nostra adesione: la lotta per una diversa transizione ecologica non può essere abbandonata nelle mani dell’UDC, ma deve essere invece fatta propria dal mondo progressista e dai movimenti ecologisti!

SCARICA IL FORMULARIO PER RACCOGLIERE LE FIRME!

CONDIVIDI