Il Partito Comunista si felicita per la decisione odierna del parlamento ticinese di approvare la revisione totale della Legge sulle attività private di sorveglianza: la nuova legge comporta infatti una serie di miglioramenti che erano stati oggetto di atti parlamentari presentati dal deputato Massimiliano Ay per il nostro Partito già nel 2017, specificatamente per quanto concerne la formazione degli agenti di sicurezza privata e i compiti che l’ente pubblico può delegare ad agenzie private.
La nuova legge migliora il regime di formazione di chi opera in questo delicato settore, diversificando le responsabilità fra agenti e titolari di un’agenzia, e dando importanza all’aggiornamento continuo. Di fatto il governo mette così in atto quanto auspicato dalla mozione del nostro Partito già parzialmente accolta dal parlamento durante la scorsa legislatura.
Anche per quanto riguarda la privatizzazione dei compiti di sicurezza si registrano passi avanti proprio come richiesti dal Partito Comunista, benché ci si potesse attendere più coraggio politico in particolare in alcuni ambiti sensibili come la sorveglianza dei centri per migranti. Di fatto, però, l’esecutivo ha ammesso che il quadro giuridico attuale sia debole e poco chiaro: come comunisti apprezziamo che in tutto il messaggio governativo vi sia un riconoscimento costante del primato della forza pubblica e soprattutto che il Consiglio di Stato precisi che “non si vuole estendere il tipo di attività che l’ente pubblico può delegare alle agenzie private”. Il Partito Comunista vigilerà su questi aspetti affinché i compiti delegati siano di minima importanza e “talmente sussidiari che l’impiego di agenti di polizia ampiamente formati non è giustificato, né dal profilo della delicatezza del compito né per quanto attiene all’eventuale ingerenza nei diritti dei cittadini, né tantomeno da un profilo dei costi”.
Permangono tuttavia alcuni limiti che invitiamo il governo a voler valutare nei prossimi anni. Ad esempio la mancata differenziazione tra le agenzie di sicurezza e le agenzie investigative, ma soprattutto il fatto che per il controllo delle agenzie private sul territorio, alle polizie comunali non è concesso accedere direttamente alla banca dati dalla Polizia Cantonale: dubitiamo che i funzionari cantonali siano felici di fungere da “centralino”. Auspicando che i controlli in questo ambito delicatissimo siano sempre celeri, sottolineiamo l’importanza della prossimità.