La Gioventù Comunista (GC) prende atto delle nuove misure varate dal Consiglio Federale volte a limitare la diffusione del Coronavirus. Queste misure prevedono la chiusura di bar, ristoranti e strutture per il tempo libero, lo sport e la cultura. Fra queste ultime anche le biblioteche.
Per quanto la GC sia convinta della necessità di lottare maggiormente contro la diffusione della pandemia, non può che riconoscere l’incoerenza e gli aspetti negativi di alcune di queste nuove misure. Tralasciando le considerazioni strettamente di natura sanitaria, le quali non competono a un’organizzazione politica giovanile, la chiusura di strutture come le biblioteche, dove le mascherine sono obbligatorie e le distanze possono essere facilmente rispettate, risulta incomprensibile e ingiusta. Il mese di gennaio è infatti risaputo essere periodo di esami per tutti gli studenti delle scuole universitarie e le biblioteche sono un servizio fondamentale per moltissimi di loro. Questo perché non tutti gli studenti, e ciò vale in particolar modo per quelli provenienti da famiglie meno agiate, vivono in condizioni favorevoli allo studio e all’apprendimento. Chiudere le biblioteche può dunque risultare altamente problematico per questi studenti, che già si trovano confrontati con le condizioni avverse dell’insegnamento a distanza e degli esami online, misure che a loro volta favoriscono la selezione sociale. Insomma, le biblioteche non sono un banale deposito di libri, bensì un vero e proprio luogo di studio che sopperisce alle mancanze di quegli studenti che non hanno il privilegio di vivere in case spaziose e non hanno a disposizione il materiale necessario.
Ma i problemi di tali misure non si fermano di certo al solo studio. Le biblioteche, ma anche le strutture per la cultura come i musei, sono spesso e volentieri una fonte di guadagno per molti studenti che necessitano di un lavoro per potersi permettere gli studi. Privare questi studenti di tali risorse economiche comporta quindi ancora una maggiore selezione sociale e una maggiore precarizzazione dei giovani, la quale è già vertiginosamente in crescita e accelerata dagli effetti della pandemia sul nostro sistema economico.
La Gioventù Comunista deplora dunque questa mancanza di sensibilità sociale nei confronti degli studenti e si augura che strutture come biblioteche, ma anche aule studio e simili, vengano messe a disposizione almeno degli studenti e del personale universitario anche nel corso del prossimo mese, come fatto ad esempio nel Canton Ginevra durante le recenti chiusure delle biblioteche. La GC rivendica inoltre un indennizzo per tutte le entrate mancate degli studenti a causa della impossibilità di lavorare, cosa che del resto dovrebbe valere per tutti quei settori toccati dalle chiusure forzate. Infatti, come i comunisti ripetono ormai da mesi, se vengono chiuse delle attività produttive, allora i lavoratori ed i piccoli commercianti devono essere pagati dallo Stato attraverso, ad esempio, l’indennità per lavoro ridotto aumentata al 100%.