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È notizia dei giorni scorsi dell’azione di protesta organizzata al Liceo Cantonale di Locarno da parte del corpo studentesco a causa della difficoltà nel poter riscaldare il proprio pasto a scuola e la conseguente necessità di disporre di altri forni a microonde in sede. Stando a quanto riferisce poi il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) sembrerebbe che tale situazione non sia un caso isolato, ma si verifichi anche in altri istituti e che l’Ufficio della refezione e dei trasporti pubblici (URTS) ponga in contraddizione l’interesse degli studenti con quello della sostenibilità finanziaria delle mescite scolastiche.
Chiediamo pertanto:

1. Quali sono i principali problemi che ravvede il Consiglio di Stato nella presenza di microonde nelle scuole?

2. Non ritiene necessario aumentare il numero di microonde per sede scolastica così da non far trascorrere agli studenti l’intera pausa pranzo ammassati in coda (cosa doppiamente problematica in questa fase di crisi sanitaria)?

3. Pur apprezzando la scelta di cantonalizzare le mescite scolastiche, non si può nascondere che se sempre più studenti fanno capo a pasti portati da casa non si può escludere un problema di accessibilità finanziaria alle mescite e alle mense. Qual è la posizione del governo?

4. Come è evoluta l’utenza dalla cantonalizzazione della refezione scolastica? Quanti sono gli studenti che giornalmente usufruiscono della mescita scolastica?

Per il Partito Comunista:
Massimiliano Ay e Lea Ferrari

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