Alla clinica privata Santa Chiara sono saltati dei posti di stage a causa di un contenzioso con il Cantone legato a spese di gestione della pandemia: a farne le spese gli allievi infermieri! Non è una questione di immagine della clinica – come pensa purtroppo anche una parte del sindacato – ma è una questione politica che va finalmente affrontata alla radice e risolta. La clinica Santa Chiara usa gli apprendisti, cioè i più fragili fra i lavoratori, per ricattare l’ente pubblico. Hanno ragione quindi i ministri Bertoli e De Rosa a definire “sconcertante” la situazione ma non basta: un ricatto simile non va banalmente stigmatizzato, non va proprio tollerato!
Ci attendiamo quindi un intervento drastico da parte dello Stato: non solo per il reintegro dei dieci apprendisti licenziati (che altrimenti vedrebbero compromettere persino il loro percorso scolastico), ma anche affinché i privati, soprattutto in caso di pandemia e pubblica calamità, siano messi al servizio dell’interesse superiore della comunità. Peraltro, soprattutto in questa fase, dove la formazione in ambito sanitario è un’urgenza assoluta per il Paese queste azioni non devono rimanere senza conseguenze, ne va della credibilità delle istituzioni!
La decisione della clinica privata (dal caritatevole sentimento cristiano) Santa Chiara denota irresponsabilità sociale e ben poca etica professionale (che in ambito sanitario dovrebbero sempre prevalere). Ricordiamo peraltro che è sempre la stessa struttura sanitaria locarnese che nel pieno della prima ondata si lamentava che i malati ricoverati da loro fossero troppo …pochi. Una affermazione pazzesca di egoismo e affarismo che abbiamo già sollevato in due atti parlamentari. Il Partito Comunista ribadisce che lo strapotere delle cliniche private in Ticino va decisamente ridimensionato e il diritto di requisizione da parte dell’ente pubblico come avvenuto a Neuchâtel o in Spagna non deve più essere un tabù!