No al dumping salariale, sociale e al precariato
Il potere d’acquisto di chi vive e lavora in Ticino da anni continua a peggiorare. Responsabilità del padronato pubblico e privato che non perde occasione per rimettere in discussione i salari minimi e i meccanismi di indicizzazione, oltre che ad estendere la fascia del lavoro precario. L’aumento impressionante del lavoro precario contribuisce inoltre a diminuire i livelli salariali. Infine gli accordi bilaterali hanno di fatto liberalizzato il mercato del lavoro, togliendo qualsiasi minimo controllo sui salari d’assunzione e aprendo la via al dumping salariale e sociale.
Pertanto rivendichiamo:
- l’introduzione di un salario minimo legale di 4’000 fr mensili lordi (per 13 mensilità) per un lavoro a tempo pieno relativo a 40 ore settimanali e la compensazione del rincaro per tutti i salari del settore pubblico e privato
- la riduzione massiccia (35 ore) dell’orario di lavoro: lavorare meno per lavorare tutti!
- l’obbligo di notifica di qualsiasi contratto di lavoro (e delle relative modifiche) per quel che riguarda orario di lavoro e salario
- il divieto di licenziare per motivi economici
- il divieto di attività per le agenzie di lavoro interinale e il potenziamento delcollocamento pubblico
- la creazione di un ispettorato cantonale del lavoro che si occupi dell’applicazione della legislazione sul lavoro e delle questioni relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, aumentando il numero degli ispettori del lavoro (uno ogni 5’000 occupati)
- il rafforzamento dei diritti dei salariati sui luoghi di lavoro