È opinione del comitato di Bio-Suisse che l’iniziativa per l’acqua pulita presenti delle ambiguità che potrebbero sfociare in incertezze e difficoltà anche per le produttrici e i produttori biologici. Si va infatti a mettere mano in modo troppo disinvolto al sistema di pagamenti diretti alle aziende agricole. Un sistema complesso e molto dibattuto che ha subito dei grandi cambiamenti negli ultimi decenni e non può essere modificato in maniera raffazzonata: si sta giocando con la fonte d’entrata di molte aziende agricole di montagna, indebitate, abbandonate a loro stesse con il mantra dell’imprenditorialità e che non hanno bisogno di ulteriori incertezze oltre a quelle della volatilità dei prezzi dei prodotti agroalimentari in continuo ribasso.
Va puntualizzato che l’agricoltura svizzera è un regime sovvenzionato per ragioni molto valide, riassunte dal carattere multifunzionale dell’agricoltura nella gestione del territorio, nella produzione di servizi e, come abbiamo visto durante l’attuale pandemia, per l’approvvigionamento della popolazione. Quello che non viene invece detto di solito è che se le aziende agricole ricevessero un reddito dignitoso non avrebbero più bisogno dei pagamenti diretti. I pagamenti diretti sono ciò che l’industria alimentare e la grande distribuzione non vogliono pagare all’agricoltore e all’agricoltrice per il loro lavoro; infatti per coprire le spalle dei grandi marchi deve intervenire lo Stato.
I molteplici punti di domanda dell’iniziativa acqua pulita lasciano pensare che non sia stata sufficientemente approfondita e non si è voluto comprendere nel suo complesso il mondo rurale, ritenendolo aprioristicamente colpevole unico della qualità dell’acqua potabile influenzata da tanti altri fattori. Non si nega che in passato la prima generazione di pesticidi di sintesi ha lasciato tracce permanenti nel terreno, l’evoluzione tecnologica però è stata importante e questo problema va oggi molto relativizzato, a fronte di un innegabile ruolo nell’aumento della produttività e quindi nel miglioramento generale dell’alimentazione.
Il Partito Comunista non aderisce mai alle soluzioni semplicistiche, è conscio che le responsabilità dell’inquinamento dell’acqua sono da ricercare in diversi settori e non solo tra le famiglie di agricoltori, le prime ad avere a cuore il territorio che coltivano. Ne concludiamo che l’iniziativa per acqua pulita è da respingere in ultima istanza perché non prende in considerazione le concause esterne ed interne all’agricoltura svizzera e rischia seriamente di porre in situazioni di tensione le prospettive e la continuità di piccole e medie aziende dedite ad un lavoro serio e onesto.
Il Partito Comunista ha promosso il principio della sovranità alimentare nella Costituzione ticinese anche per risolvere le problematiche qui sollevate attraverso un valori condivisi e un quadro giuridico sostenuto da un’ampia maggioranza del Gran Consiglio: il prossimo 13 giugno votiamo quindi NO all’iniziativa “per acqua potabile pulita” e SÌ alla sovranità alimentare!