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1 – L’imperialismo, anche quello meglio armato, non è invincibile: è questo l’importante insegnamento che giunge in questi giorni dall’Afghanistan! I recenti eventi, compresa la ormai ovvia presa del potere da parte dei talebani a Kabul, indipendentemente dai loro futuri sviluppi, sono una umiliante sconfitta della strategia di “guerra permanente” e di occupazione militare illegale portata avanti dal 2001 dagli USA, dalla NATO e dai governi europei collusi. Non analizziamo questi eventi sulla base delle concezioni ideologiche dell’emiro afghano, ma valutando se gli stessi disgregano o meno l’imperialismo. Da anni, infatti, ripetiamo che la contraddizione principale della fase storica odierna è quella che vede l’imperialismo atlantico contrapporsi appunto al multipolarismo e dunque all’indipendenza delle nazioni.

2 – L’ipocrisia dei governi occidentali che lamentano oggi la prevedibile presa del potere da parte dei talebani oscurantisti si scorda che questi ultimi sono stati un’organizzazione terrorista originariamente finanziata e armata proprio dagli USA per rovesciare il governo laico e socialista della ex-Repubblica Democratica dell’Afghanistan, l’unico che accanto alla riforma agraria e al secolarismo avesse in quella terra anche attuato riforme per la parità fra uomo e donna.

3 – L’invasione e l’occupazione militare dell’Afghanistan da parte occidentale in questi ultimi venti anni, oltre ad essere costata miliardi di dollari, ha prodotto centinaia di migliaia di morti e di rifugiati, oltre ad aver instaurato un regime fantoccio, illegittimo, corrotto e certamente né democratico né tantomeno “femminista”, il quale anzi ha reso l’Afghanistan il principale centro di produzione di oppio del mondo. Le forze di occupazione euro-americane sono responsabili di crimini di guerra ai danni del popolo afghano, che li ha giustamente sempre giudicati invasori e contro cui, di fatto – nel contesto delle contraddizioni insite nell’attuale conflitto fra imperialismo e multipolarismo – ha iniziato un processo di liberazione nazionale, il cui carattere ideologico, per quanto evidentemente, purtroppo, né laico né marxista, non spetta a noi giudicare ma, appunto, al solo popolo afghano. L’avanzata talebana, non avendo riscontrato assolutamente alcuna resistenza sul piano di massa e, anzi, avendo visto dissolversi persino l’esercito locale addestrato dalla NATO, dimostra quanto la politica neo-coloniale attuata da USA e UE sia detestata dal popolo afghano!

4 – Oltre alla fine immediata di ogni partenariato militare fra la Svizzera e la NATO, il Partito Comunista rivendica che la politica estera della Confederazione non solo rinunci a ogni forma di subalternità a USA e UE ma che riprenda anzi, prima che sia troppo tardi, la propria tradizionale impostazione di neutralità. Il fatto che un paese neutrale come il nostro sia oggi costretto a chiudere il proprio Ufficio di cooperazione e la propria agenzia consolare a Kabul per timore di rappresaglie, rinunciando così a offrire i propri buoni uffici per negoziare con il nuovo governo afghano, è molto significativo del fatto che qualcosa nella nostra diplomazia si è inceppato.

5 – Di fronte ai nuovi rischi che riguardano non più solo l’Afghanistan ma tutta l’area eurasiatica nel suo complesso, il Partito Comunista ribadisce che spetta al solo popolo afghano, senza ingerenze straniere, risolvere i suoi problemi e scegliere il proprio sistema di sviluppo politico, economico e culturale. A tal proposito guardiamo con speranza agli sforzi diplomatici intrapresi in particolare della Repubblica Popolare Cinese nel tentativo di portare i talebani (ormai al potere, ci piaccia o meno) a rompere le relazioni con tutte le forze terroristiche e a sostituire tutte le produzioni agricole legate al mercato degli stupefacenti. La priorità ora è evitare la destabilizzazione di quella specifica area geopolitica attraverso la strategia del caos preparata dagli USA nell’ottica di indebolire Cina, Russia, Iran e Turchia. Solo evitando ostracismi ed embarghi, in un quadro di cooperazione internazionale sotto l’egida dell’ONU, valorizzando l’interscambio umanitario ma anche economico-infrastrutturale, si potrà quindi aspirare al progressivo rinnovamento sociale e civile dell’Afghanistan.


Prese di posizione di altri Partiti:


Mentre la Svizzera neutrale chiude l’agenzia consolare, la Cina non molla il popolo afghano e insiste sulla diplomazia!

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