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Il Partito Comunista si è sempre schierato contro ogni discriminazione ai danni di persone transessuali o di orientamento omosessuale. Proprio lo scorso anno, in effetti, i nostri deputati in Gran Consiglio hanno pure depositato una mozione che chiede maggiore tutela per i lavoratori transessuali che, a seguito del cambiamento di sesso, perdono l’impiego. In tal senso consideriamo la votazione del prossimo 26 settembre sul “Matrimonio per tutti” come un passo avanti verso una società maggiormente egualitaria.

Attualmente – e fin dal 2007 – in Svizzera due uomini o due donne che si amano e vivono insieme possono procedere esclusivamente ad una unione domestica registrata. Sul piano delle tutele e dei diritti, essa tuttavia non permette di godere delle medesime garanzie a cui si accede tramite un matrimonio. Ci riferiamo, ad esempio, alle questioni relative all’acquisizione della cittadinanza del partner, alle rendite per superstiti, all’adozione congiunta, ecc. Votare a favore del “Matrimonio per tutti” permetterà quindi di superare l’attuale discriminazione delle sole coppie omosessuali.

Oltre alla possibilità di sposarsi per le coppie omosessuali, questa modifica di legge affronta anche la questione della donazione di sperma, che oggi in Svizzera è legale solo per le coppie eterosessuali. Votando la riforma la medicina riproduttiva (oggi già accessibile in molti paesi europei) sarà estesa anche a una donna che vive con una sua compagna, dando peraltro maggiori garanzie di sostentamento al nascituro che oggi verrebbe invece discriminato a causa dell’orientamento sessuale della madre.

Questa modifica ha suscitato discussione al nostro interno ma risulta chiaro che non si tratta affatto dell’odiosa pratica del cosiddetto “utero in affitto” o “maternità surrogata”. Quest’ultima sarebbe una volgare compravendita di bambini e resta giustamente vietata nel nostro Paese! Una eventuale modifica di legge in tal senso sarebbe osteggiata in primis da noi comunisti in quanto forma di inaccettabile mercificazione e sfruttamento delle donne in condizioni socioeconomiche svantaggiate.

Affinché i diritti civili possano avanzare realmente in una società, è però necessario che siano garantiti e promossi anzitutto i diritti sociali: questo approccio marxista, cioè di classe, alla questione di genere e alla lotta contro le discriminazioni su base sessuale spinge il Partito Comunista a votare Sì alla modifica di legge per il “Matrimonio per tutti”, senza scordarsi però che all’uguaglianza formale occorre operare per raggiungere un’uguaglianza sostanziale perché la contraddizione di fondo resta quella fra capitale e lavoro: anche con il matrimonio per tutti continueranno ad esistere gay ricchi e gay poveri che non avranno i medesimi interessi di classe!

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