Secondo il motto “business is businness” l’imprenditore Giovanni Frapolli, direttore della Heli-TV di Lodrino aveva definito nel 2018 “farneticazioni” l’ipotesi del consigliere federale Guy Parmelin di acquistare due soli velivoli Canadair per spegnere gli incendi. Checché ne dicesse Frapolli tre anni fa, è evidente che la lotta agli incendi sia di competenza dello Stato: ci mancherebbe che nel nome della cosiddetta sussidiarietà si privatizzi persino questi ambiti sensibili relativi alla nostra sicurezza!
Abbiamo preso atto che secondo alcuni tecnici del settore gli elicotteri sono più adatti alla morfologia del nostro territorio in caso di incendi. Ne siamo certi. Tuttavia appare evidente come nel caso del Gambarogno l’intervento degli elicotteri non sia stato sufficiente, tanto da dover chiedere aiuto all’Italia proprio per far intervenire i citati velivoli speciali. La cooperazione fra paesi vicini è sicuramente una buona notizia di cui ci rallegriamo, ma il dato politico è che in caso di un’emergenza ancora più estesa e in assenza per motivi diversi del supporto degli Stati confinanti, saremmo stati confrontati con un potenziale disastro.
Abbiamo fabbriche come la Pilatus, che produce aerei che poi misteriosamente finiscono in contesti di guerra all’estero. Spendiamo miliardi per dotare l’aviazione militare di pessimi caccia americani F-35A del tutto sproporzionati per i compiti di polizia aerea del nostro Paese (e lo dicono ambienti militari non solo noi notoriamente critici verso le spese folli delle forze armate). Ma ecco che adesso scopriamo che ci mancano i mezzi per fronteggiare in modo celere e senza sempre dipendere dall’estero i reali e imminenti pericoli per la popolazione. Lo abbiamo visto durante la pandemia e ora lo vediamo con il devastante incendio nel Gambarogno. La sovranità di un paese, quella vera, si misura anche in queste cose.