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A partire dall’anno scolastico 2021/2022 tutti i giovani residenti nel Cantone Ticino devono proseguire per legge la loro formazione almeno fino al compimento del 18° anno di età. Si tratta di una importante misura – votata dal parlamento cantonale nel maggio di due anni fa – al fine di contrastare la dispersione scolastica portando tutti i giovani a ottenere un diploma post-obbligatorio e consentendo di aiutare soprattutto coloro che provengono da contesti sociali più fragili.

Il Partito Comunista – che per primo aveva proposto di estendere l’obbligatorietà scolastica fino alla maggiore età con un’interrogazione nel febbraio 2018 e infine nel gennaio 2019 con una mozione del deputato Massimiliano Ay poi evasa positivamente pur se in una variante di compromesso – non può quindi che felicitarsi della comunicazione odierna della Divisione della formazione professionale secondo cui, dopo 9 mesi dall’entrata in vigore della nuova disposizione, sono stati 1’500 i giovani tra i 15 e i 18 anni che non risultavano in formazione ad essere tornati ad essere seguiti.

Il Partito Comunista, prendendo tuttavia atto che 253 di questi giovani svolgono uno stage o un corso di lingua invita il governo a monitorare al meglio soprattutto la loro situazione affinché non vi siano modalità di sfruttamento e le cosiddette attività formative “informali” non prevalgano su un effettivo progetto di scolarizzazione obbligatoria che, secondo il Partito Comunista, resta la prospettiva più solida contro la dispersione scolastica.

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