Rispondendo alle domande del quotidiano borghese “Neue Zuercher Zeitung” se la Svizzera adottasse le sanzioni dell’UE contro la Cina nel caso quest’ultima “invadesse” Taiwan, la direttrice uscente della SECO, Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, ha risposto con innocente noncuranza: “Sono fermamente convinta che adotteremo tali sanzioni”. Si tratta di un’affermazione grave, che oltrepassa le competenze di una funzionaria poiché anticipa in modo anti-democratico delle decisioni che spettano solo ed esclusivamente alla politica, cioè a chi viene eletto dal popolo e non agli alti burocrati della SECO! La signora Ineichen-Fleisch avrebbe dovuto imparare a stare al suo posto e ricordarsi che è pagata dal popolo svizzero e non dall’Unione Europea!
La Repubblica Popolare Cinese non può “invadere” Taiwan per il semplice fatto che Taiwan è parte integrante del territorio cinese! Questo non è una fantasia del Partito Comunista, ma è esattamente quanto sancito dal principio diplomatico di “Una sola Cina” riconosciuto dall’ONU e anche dalla Confederazione Svizzera. Su questa base esistono da mezzo secolo relazioni diplomatiche ed economiche fra Berna e Pechino. Le affermazioni della direttrice uscente della SECO sono quindi provocazioni che tentano di minare la fiducia fra la Confederazione e la Cina. A chi giova tutto questo? Agli USA forse, ma certo non agli interessi nazionali svizzeri (che la signora Ineichen-Fleisch avrebbe dovuto invece rappresentare).
Se il Consiglio federale avesse già deciso, bypassando ogni regola democratica, e dopo aver mandato all’aria la neutralità nell’ambito della crisi in Ucraina, di far saltare anche le privilegiate relazioni sino-svizzere adottando misure sanzionatorie contro chiunque non obbedisca agli USA significa che non siamo più un paese sovrano e che la Svizzera si è vincolata in modo estremamente pericoloso a un governo straniero che sta portando il mondo verso una guerra di ampie proporzioni: bisogna allora essere consapevoli che tutti i partiti governativi, da destra a sinistra, che non si opporranno a questa deriva, stanno letteralmente distruggendo la credibilità e l’indipendenza del Paese mettendo a rischio non solo centinaia di posti di lavoro ma anche enormi mercati di sbocco nell’area euroasiatica. Un vero e proprio atto contrario agli interessi del nostro popolo che si troverà sempre più povero a causa di una casta elitaria che ha deciso di rinunciare alla neutralità in modo definitivo.
Come Partito Comunista siamo convinti che occorra costruire un’ampia unità popolare per salvare la neutralità svizzera, intesa come sovranità politica del nostro Paese. Ci opponiamo già sin d’ora a chi a Berna, in termini del tutto autolesionisti, sta pensando di creare, come se non bastasse, un conflitto diplomatico ed economico anche con la Cina. Se Joe Biden e Nancy Pelosi vogliono la guerra, il popolo svizzero, senza distinzioni fra destra e sinistra, vuole invece la cooperazione e la pace.