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Il Partito Comunista ha già fornito a livello cantonale il primo tassello per un vero cambiamento sistemico nell’agricoltura svizzera e globale: la sovranità alimentare. Prioritario è lo sviluppo di questo concetto attraverso progetti concreti e condivisi da agricoltori/trici e consumatori/trici.

È un errore pensare di costruire il cambiamento senza coinvolgere e includere i/le lavoratori/trici del settore interessato maggiormente: gli agricoltori e le agricoltrici. Le professioni dell’agroalimentare devono convergere a favore di uno sviluppo sostenibile senza concorrenza tra regioni di montagna e di pianura, dove l’agricoltore può riacquistare la propria dignità in quanto attore essenziale dell’economia, al pari del trasformatore e del distributore. Purtroppo le iniziative contro i pesticidi votate lo scorso anno e l’iniziativa contro l’allevamento intensivo non hanno saputo creare un’unità tra ecologisti e mondo contadino, esacerbando invece il confronto di per sé molto teso a causa della sospensione della Politica agricola 22+.

In questo contesto il Partito Comunista ritiene che non siano date sufficienti garanzie contro la sparizione inesorabile di aziende agricole e che non sia adottato un approccio globale e sistemico. In questi termini non può che rivelarsi una campagna di raccolta soci per Greenpeace più che una vera risposta, da lungo attesa, per la sostenibilità dell’agricoltura svizzera.

Dire NO all’iniziativa contro l’allevamento intensivo non è una mancanza di empatia nei confronti degli animali. In nessun altro codice del mondo è presente il concetto di “dignità della creatura”, che ricorre anche nella Legge federale sulla protezione degli animali (artt. 1 e 3). L’iniziativa contro l’allevamento intensivo andrebbe a sottolineare ulteriormente la dignità animale declinandola in un nuovo articolo specifico sull’agricoltura, benché a tutt’oggi i casi più aberranti di sadismo verso gli animali non siano tollerati ed anzi punibili severamente. Ciò che per molta carne e uova d’importazione è permesso – come la costrizione delle scrofe in anguste gabbie o le batterie di galline – in Svizzera è vietato da diversi anni. Ne è prova il fatto che gli antibiotici in agricoltura siano dimezzati in un decennio e continuino a diminuire di diversi punti percentuali ogni anno. Le restrizioni nella qualità di vita degli animali si traducono giocoforza nel peggioramento della salute e quindi nella somministrazione di antibiotici. Non si nega un margine di miglioramento: ad esempio riguardo al destino dei pulcini maschi, ai trasporti a temperature troppo elevate, alle fasi di attesa e stordimento nei macelli, di cui però non si trova una risposta diretta nell’iniziativa.

Quale Partito radicato in un Cantone alpino non possiamo non cogliere la contraddizione evidente nelle richieste dell’iniziativa a favore di un accesso al pascolo libero: sono stati importanti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per incentivare l’estivazione, la permanenza fuori dalla stalla e il pascolo libero, in totale controtendenza nelle zone alpine il lupo sta limitando il movimento del bestiame a scapito del benessere animale, in questo caso il grande predatore si arrogherebbe – oltre a potenzialmente sacrificare anche brutalmente, ma in modo “naturale”, pecore, capre e bovini – una maggiore libertà rispetto alle sue vittime.

Non da ultimo l’iniziativa contro l’allevamento intensivo potrebbe destabilizzare ulteriormente i gravi squilibri presenti nell’approvvigionamento nazionale di derrate alimentari nutrienti ed accessibili, con il rischio che a pagarne le spese siano le aziende di famiglia in montagna e le persone meno abbienti che sceglieranno di acquistare gli alimenti fuori dal confine o quelli meno salutari, se carne e latte diverranno meno accessibili.

Per questi motivi il Partito Comunista sostiene il NO all’iniziativa contro gli allevamenti intensivi e difenderà le istanze dei diritti degli animali nel quadro più ampio della sovranità alimentare; avendo ben in chiaro il ruolo degli animali da reddito nell’economia e nella prosperità della società.

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