Già prima dell’estate l’Ispettorato del lavoro del Canton Ticino aveva stabilito come l’associazione “TiSin” poi ribattezzata “Sindacato Libero della Svizzera Italiana” non fosse realmente un sindacato e che il presunto contratto collettivo di lavoro siglato con l’associazione padronale “Ticino Manufacturing” di fatto era esclusivamente atto ad eludere la legge sul salario minimo così da sottopagare i lavoratori.
La decisione odierna di “Ticino Manufacturing” di ritirare il ricorso e di sciogliere l’accordo con lo pseudo-sindacato di cui sopra è quindi un atto dovuto che mette fine a una situazione vergognosa del mercato del lavoro ticinese. Come Partito Comunista esprimiamo quindi solidarietà ai lavoratori coinvolti e pieno sostegno ai sindacati – quelli veri – che hanno tenuto la barra dritta in questa vicenda che avrebbe potuto rappresentare un grave precedente.
In merito a questo tema aggiungiamo due considerazioni:
1) è importante votare quando sarà il momento l’iniziativa popolare costituzionale per un salario minimo sociale – promossa unitamente dal Partito Comunista, dal Partito Socialista e dal Partito Operaio e Popolare – la quale non solo escluderà definitivamente la deroga avidamente sfruttata dallo pseudo-sindacato ma che aumenta il salario minimo al corrispettivo delle prestazioni complementari AVS-AI.
2) la vicenda “TiSin” ha dimostrato la fine della cosiddetta “anima sociale” del leghismo ticinese: occorre ora rilanciare una forza che ponga davvero al centro i diritti del lavoro e dei lavoratori!
Lanciata l’iniziativa popolare per un salario minimo sociale!