Nel 2019 avevamo conquistato un seggio e solo grazie ai resti avevamo raggiunto a fatica il secondo seggio. L’obiettivo che ci eravamo posti per questa tornata elettorale era quello di mantenere, consolidandoli, i due seggi comunisti. Già i risultati di domenica 2 aprile lasciavano ben sperare, con quasi un raddoppio dei consensi in un’elezione non certo facile come quella al Consiglio di Stato. Lunedì questa tendenza si è confermata: le schede al parlamento sono cresciute del 45% da 1’156 a 1’679 sfiorando il 2% dei consensi che hanno permesso con sicurezza di mantenere il secondo seggio, eleggendo i compagni Massimiliano Ay e Lea Ferrari. Sull’onda dell’impegno militante collettivo, compatto e determinato portato avanti negli ultimi mesi, con grande soddisfazione possiamo quindi dire di aver raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo posti all’inizio della campagna elettorale!
L’unità dei comunisti ricercata con il Partito Operaio e Popolare (POP) è stata quindi pagante, il lavoro di radicamento sul territorio del Partito Comunista e il lavoro di opposizione seria e propositiva sia nei consigli comunali sia in Gran Consiglio ad opera dei nostri deputati è stato apprezzato e le parole d’ordine su cui abbiamo coerentemente insistito in campagna elettorale (neutralità, lavoro e servizio pubblico) sono state corrette e in sintonia con il sentimento della popolazione, che non a caso ci ha dato fiducia. I comunisti hanno saputo leggere la realtà, rigettando una contestazione parolaia e inconcludente ma anche uscendo dall’autoreferenzialità di una sinistra spocchiosa, d’élite e intellettualistica, per tornare a connettersi invece con i lavoratori e i contadini, mantenendo però anche lo storico legame con gli studenti.
L’ultimo anno è stato particolarmente difficile e caratterizzato da un pesante clima anti-comunista fatto di attacchi politici al limite dell’inaudito contro la credibilità del nostro Partito e dei suoi militanti, solo perché non abbiamo ceduto e abbiamo mantenuto una coerente posizione a favore della neutralità svizzera. Nonostante i propositi vergognosi e opportunistici di isolarci a sinistra e sul panorama mediatico, nel tentativo di punirci per esserci schierati con forza contro la NATO e l’UE, la popolazione ha dato un segnale chiaro non solo di fiducia nei nostri confronti, ma ha anche dimostrato coraggio nel sostenere una lista che senza se e senza ma ha denunciato la corsa al riarmo e la politica bellicista cui anche Berna e parte della sinistra si è genuflessa.
Resteremo fedeli a questa linea politica che unisce i diritti sociali e della classe lavoratrice alla neutralità e all’indipendenza, e daremo ora priorità a rafforzare l’organizzazione del Partito sul territorio, sempre con umiltà e all’ascolto delle fasce popolari.