Presidente, Consiglieri di Stato, Colleghe e colleghi,
Quella di cui stiamo parlando oggi non è una banale “riformetta” del sistema istituzionale, qualcosa insomma di autoreferenziale per soli addetti ai lavori, ma ben al contrario stiamo parlando di un elemento centrale del diritto dei cittadini ad essere rappresentati. Le congiunzioni rappresentano infatti uno degli aspetti cardine di una avanzata democrazia rappresentativa, e cioè quello del diritto a coalizzarsi, a costruire forme il più trasparenti possibili di coalizioni con l’intento di incidere nella realtà e non solo di fare sterili proclami. Lungi dall’essere elementi di una presunta “casta”, come invece il gergo neo-qualunquista dell’anti-politica ci sta abituando, le congiunzioni garantiscono a tutte le cittadini e a tutti i cittadini una migliore rappresentatività delle proprie convinzioni politiche e ciò senza frammentare oltremodo il voto e senza dunque intaccare la governabilità.
Le coalizioni politiche che le congiunzioni renderebbero possibili, designano un raggruppamento tra partiti, che sono tra loro variamente omogenei, finalizzato al perseguimento di comuni obiettivi di natura programmatica, a partire dall’adesione ad una determinata area ideologica e ciò garantendo a ciascuno di non abbandonare la propria identità, le proprie peculiarità, ma appunto rendendole compartecipi non solo di una visione più ampia, ma anche di costruire quelle forme di unità che rendono possibile un certo grado di incisività – e dunque proprio di governabilità – nella realtà politica del Paese.
Tutto il contrario, insomma, di chi, come ho sentito prima, ritiene che le congiunzioni promuoverebbero un caotico miscuglio di “movimentucoli” nati a ridosso del voto. Quelle liste ultra-minoritarie, che comunque in un sistema democratico hanno il diritto di esistere, verosimilmente si presenterebbero comunque, con o senza congiunzioni e lo abbiamo visto anche durante l’ultima campagna elettorale. Ma è proprio con la facoltà, cioè il diritto (non certo l’obbligo) di stringere delle alleanze, di fare cioè delle congiunzioni, che si eviterebbe la frammentazione e la dispersione dei voti, a tutto vantaggio di programmi comuni al servizio della collettività.
Il rapporto di maggioranza parla addirittura di “imbroglio ai danni degli elettori”. Vorrei ricordare che agli elettori non viene nascosto nulla: le congiunzioni sono esplicitamente espresse e indicate, non si tratta dunque di “alchimie” nascoste. E mi si permetta, gli imbrogli non sono quelli di ammettere il fatto che esista una certa pluralità e che tuttavia questa pluralità può riuscire – se oggi lo autorizzeremo – a trovare sinergie, appunto tramite le congiunzioni; imbroglio secondo me è invece il contrario, cioè proprio quello di voler a tutti i costi mettere tutto e il contrario di tutto in una sorta di movimento “acchiappa-tutto” senza più una chiarezza verso gli elettori. Le congiunzioni possono essere un antidoto per raggiungere una maggiore trasparenza, più di quanto i contrari vogliono farci credere.
Uno dei motivi per cui si tolse questa facoltà dalla legge fu la volontà di evitare congiunzioni “tecniche”, volte unicamente a fini elettoralistici meramente speculativi e privi di qualsivoglia unità programmatica e di contenuto. Ebbene è proprio il rapporto di maggioranza ad ammettere però che il 99% dei casi di congiunzione riguardava liste di una medesima macro-area politica. A dimostrazione che il problema dei tatticismi speculativi in ambito elettorale non vengono favoriti necessariamente dalle congiunzioni, le quali anzi sono uno strumento in più di democrazia perché garantirebbero a tutti di votare la lista più affine ai propri convincimenti senza piegarsi a ragionamenti di opportunità e nel contempo senza disperdere la forza del proprio voto.
Voterò quindi contro il rapporto di maggioranza e sosterrò il rapporto di minoranza. Grazie.
Massimiliano Ay, deputato del Partito Comunista