Non c’è agricoltura alpina senza pastore. Questo è ben chiaro per il Partito Comunista, che, dopo la vittoria della sovranità alimentare e il regolare impegno a favore dell’agricoltura con particolare sensibilità per le zone montane, ha introdotto un nuovo tassello importante: il diploma cantonale di “pastore”. La mozione della nostra deputata Lea Ferrari – sostenuta dalla deputazione bleniese e dal segretario agricolo – è stata accolta dal Consiglio di Stato e potrà quindi prendere avvio con il prossimo anno. Si colma in questo modo una lacuna essenziale per un Cantone alpino come il Ticino: la formazione di pastore, che invece è già offerta in tedesco e francese in collaborazione con la scuola Plantahof nel Cantone dei Grigioni e presso il centro agricolo di Visp nel Cantone del Vallese.
La figura del pastore è al centro di epocali sfide dell’arco alpino: oltre a quella del cambiamento climatico anche quella dei grandi predatori. Una professione così empirica necessita di una messa in rete di conoscenze locali con la ricerca e i progressi scientifici sui sistemi pratici, ad esempio per ridurre i danni causati dai grandi predatori agli animali da reddito oppure per mediare i conflitti tra cani pastori ed escursionisti. Il pastore è il primo non solo a potersi accorgere della presenza del lupo, ma anche dare un contributo fondamentale per il benessere animale, riconoscendone i bisogni e intercettandoli secondo le disponibilità e la qualità del pascolo.
Con l’approvazione di questa nostra mozione, atta a consolidare la produzione alpina e la pratica della pastorizia, oltre a rendere più attrattiva tale professione, si ottempera anche al principio costituzionale della sovranità alimentare approvata dal popolo nel giugno 2021.