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Negli scorsi giorni sui media è emerso il problema della peste suina africana, una malattia arrivata in Italia e che, verosimilmente, si diffonderà anche in Ticino.

Da quanto ci è dato sapere si tratta di una malattia innocua per l’uomo ma devastante per i suini, che muoiono qualche ora dopo essere stati contagiati.

È ovviamente positivo l’impegno delle autorità di tutelare gli allevatori di maiali ed evitare così la scomparsa dei cinghiali, a nostro avviso occorre tuttavia interrogarci sulla strategia cantonale per contenere tale malattia.

Chiediamo quanto segue:

1. Quale è la situazione attuale nel nostro Cantone circa la diffusione della malattia?

2. Quale strategia comunicativa e di informazione è prevista sia a favore dei cittadini che si recano nel bosco, sia a favore di allevatori, cacciatori, e addetti ai lavori del settore primario?

3. Nel caso in cui venissero rinvenute carcasse di cinghiali si prevede di chiudere totalmente il bosco per diversi mesi in un’area di alcuni chilometri dal luogo del ritrovamento. Considerando il fatto che chiudere il bosco significa di fatto rinunciare sia a interventi di risanamento sia alla caccia e alla pesca, o ad altre attività di svago che interessano una grossa fetta della popolazione, si ritiene che sia una misura proporzionata al rischio reale?

4. Se i rischi sono considerati gravi, sono previste misure per limitare l’importazione di salumi dalla zone a rischio della vicina Italia?

5. È stata ponderata l’evenienza in cui le misure di prevenzione della pesta suina potessero bloccare (o rendere estremamente complicata) l’attività venatoria in Ticino? Con quale argomentazione?

6. Qual è il costo stimato delle misure previste?

7. Qualora a causa di questa malattia dovessero morire molti maiali è previsto un risarcimento in favore degli allevatori?

Massimiliano Ay
Roberta Soldati
Sabrina Gendotti
Aron Piezzi

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