Share this page to Telegram

Un attacco «con missili balistici, missili da crociera o droni armati» contro la Svizzera è considerato «più probabile». A dirlo è il Consiglio federale che ha così aumentato il livello di allerta rispetto a due anni fa. La decisione non è frutto di valutazioni del governo, ma deriva da uno studio del Centro per gli studi sulla sicurezza (CSS) del Politecnico di Zurigo dove non mancano gli «esperti» di simpatie atlantiste con evidentemente una esagerata influenza sui nostri ministri.

Questa rivalutazione ha una motivazione politica: serve a giustificare non solo la corsa al riarmo in corso nel Paese ma anche a spingere lo Stato Maggiore Generale a compiere pericolose scelte strategiche quali un alternativo dispiegamento dei coscritti, aumentando fra l’altro il rischio di mandare i nostri giovani in scenari bellici esteri. Inoltre questa nuova classificazione di pericolo sarà la scusa per potenziare il controllo sociale sui cittadini e sui partiti di opposizione da parte dei servizi di informazione.

Creare allarme nella popolazione è una prassi politica irresponsabile, soprattutto se a farlo è un governo democratico:

1) Anzitutto se nel giro di due anni gli attacchi balistici contro il nostro Paese sarebbero diventati da «improbabili» a «più probabili» (sempre che ciò sia vero!) è perché nel frattempo il Consiglio federale ha fatto di tutto per distruggere la credibilità della nostra neutralità, si è schierato nella guerra occidentale contro i paesi emergenti dell’Eurasia, ha adottato sanzioni unilaterali rigorosamente solo contro i governi invisi agli americani e all’UE e si è schierato senza remore e sempre ubbidientemente al fianco di una coalizione militare (non difensiva!) come la NATO. Insomma: la subordinazione sempre più accentuata della Svizzera agli interessi dell’UE, degli USA e della NATO, conseguente anche a precise scelte di dipendenza militare dai loro sistemi di difesa (dai “Patriot” terra-aria agli F-35A con vincolo tecnologico), spinge la Confederazione a rinunciare alla sua sovranità e a dover seguire ciecamente i diktat degli USA, inimicandoci mezzo mondo.

2) La Svizzera è circondata dalla NATO (Italia, Germania e Francia ne sono membri e l’Austria ne è vincolata). Posto che la Confederazione è dal 1999 parte del programma «Partnership for Peace» e quindi è considerata parte della sfera di influenza della NATO, la probabilità di un attacco missilistico dai paesi vicini è praticamente nullo. La possibilità allora che un attacco balistico avvenga da paesi a noi più lontani resta comunque altrettanto improbabile: non solo prima di arrivare in Svizzera l’eventuale missile (ma anche un drone armato) verrebbe con buona probabilità intercettato dallo scudo missilistico già attivo in Germania (retto da radar in Turchia e con intercettori dislocati dalla Romania alla Spagna), ma soprattutto va ricordato che per minimizzare ogni rischio il nostro Paese deve semplicemente restare neutrale, dialogando con tutti i campi geopolitici, riscoprendo una politica estera autonoma ed evitando di sostenere alleanze militari predefinite.

Anche di fronte a questi giochetti dei «think tank» atlantisti che operano nelle nostre università e che influenzano il governo e gli alti ufficiali del nostro esercito, occorre dare una risposta chiara firmando la iniziativa per la neutralità e inserendo questo principio vincolante nella Costituzione federale!

CONDIVIDI