A. La necessità di un’analisi critica del sistema di milizia
Il sistema di milizia rappresenta un pilastro dell’ordinamento politico svizzero, sul quale è tuttavia mancata negli ultimi anni un’analisi organica e profilata da parte delle forze di sinistra. Lo stesso non va infatti considerata una mera istituzione formalista d’interesse accademico, ma come il prodotto di un retaggio politico complesso che, improntandosi a una logica ‘‘volontarista’’ e della ‘‘sussidiarietà’’, condiziona le modalità della conservazione e dell’esercizio del potere in Svizzera. In quest’ottica, la presente risoluzione mira a rilanciare una riflessione critica e a meglio delineare la posizione del Partito sulla tematica, la cui valenza è già stata invero individuata dalle Tesi congressuali del 2021. Dato l’impatto specifico che riveste il principio di milizia per gli enti locali e l’imminente rinnovo dei poteri comunali, il documento verterà pertanto su questo livello istituzionale, pur potendo comunque rimanere politicamente valido con i necessari adattamenti anche da un punto di vista più generale.
B. Le ripercussioni di fondo del sistema di milizia odierno
Per quanto possa teoricamente anche sottendere un genuino impegno civico e una certa prossimità alla realtà sociale del Paese, il sistema di milizia presenta una serie di criticità che investono anche le istituzioni comunali, e meglio il Consiglio comunale e il Municipio. Rinviando ai successivi capitoli per un esame più dettagliato, appare infatti evidente come l’aumento del numero e della complessità dei problemi con cui sono confrontati gli enti locali diventa sempre meno conciliabile con l’assunzione di compiti pubblici a titolo sostanzialmente onorifico o accessorio. Questa tendenza, che non a caso si inserisce in una deriva post-democratica in cui le istituzioni si vedono progressivamente svuotate delle loro prerogative politiche, comporta in linea generale una diminuzione del tempo, delle energie e dell’attenzione che possono essere destinate alla carica comunale ricoperta. Da un lato ciò rischia di tradursi in un crescente svilimento del dibattito politico, che conduce a sua volta in una difficoltà a favorire un imprescindibile confronto istituzionale e all’adozione di posizioni politiche ben definite.; dall’altro, queste limitazioni ‘‘de facto’’ all’esercizio del mandato generano una castrazione di quel potenziale riformatore e progettuale che, altrimenti, potrebbe trovare spazio nei consessi comunali. A questi problemi si aggiunge quello, ad oggi forse più notorio, della più alta barriera all’accesso alle cariche che la politica di milizia implica per chi non dispone del tempo e/o di un reddito sufficiente.
C. La svalorizzazione delle prerogative del Legislativo
Alla luce dell’esperienza raccolta sul piano cantonale, si può ritenere che l’attuale sistema di milizia contribuisce a depotenziare l’attuazione delle prerogative di indirizzo politico, di iniziativa legislativa e di controllo che dovrebbero incombere al Legislativo comunale. Non stupisce perciò che la struttura stessa di una carica di milizia vada ad assecondare un operato meno espansivo e proattivo da parte dei Consiglieri comunali, che si pone in controtendenza rispetto a un compiuto ricorso agli strumenti d’intervento di cui potrebbero teoricamente avvalersi. Nel concreto ciò significa che, specialmente nell’ambito dei lavori commissionali e nei Comuni di maggiori dimensioni, potrebbe venire alimentata una minore attenzione su svariati importanti fronti: basti pensare all’approfondimento e all’eventuale riforma dei conti comunali; alla vigilanza sull’attività dell’amministrazione; allo stimolo a ottimizzare i processi interni a fronte di possibili disfunzioni; all’esame e al miglioramento dei messaggi municipali; alla presentazione e all’evasione (ora sovente tardiva) delle mozioni; all’indicazione dei progetti giudicati prioritari nel piano degli investimenti; all’effettiva supervisione sugli enti paracomunali; ecc. Beninteso, è certamente vero che a orientare l’operato legislativo sono molteplici fattori ed eventuali inconvenienti non possono né devono essere riconducibili al solo principio di milizia. Ciò detto, va in definitiva riconosciuto che lo stesso non valorizza fattivamente il ruolo del Legislativo, incoraggiando di rimando anche un appiattimento, un accentramento e uno squilibrio di potere verso il Municipio.
D. L’impatto sul ruolo politico e decisionale del Municipio
I limiti del sistema di milizia investono in particolare i Municipi, i quali richiedono per natura un impegno accresciuto e che, del resto, nelle Città presentano già una certa ‘‘professionalizzazione’’. E’ infatti soprattutto a questo livello che si palesano i problemi di conciliabilità tra lavoro, famiglia e carica politica. Questa situazione, generando viepiù delle difficoltà nel reperire dei candidati (idonei), ridimensiona in modo preoccupante la vitalità e l’impulso dell’organo esecutivo. In tal senso appare ragionevole affermare che questo genere di ostacoli, i quali si frappongono a un ricambio in seno ai poteri comunali, concorrano anche a creare una sorta di ‘‘stagnazione’’ di talune realtà politiche locali. Il timore è inoltre che, considerando la crescente complessità delle tematiche da affrontare, l’intensificarsi dei rapporti con attori terzi e le rinnovate necessità della cittadinanza, un approccio oltremodo volontaristico al mandato castri una necessaria dialettica politica, un’autentica conduzione dell’amministrazione e una più dinamica progettualità politica. Non mancano del resto i segnali indicanti che i Municipali, trovandosi assorbiti da varie mansioni operative e di gestione corrente, si vedono sempre meno effettivamente investiti della loro funzione politica e strategica. In quest’ottica il sistema di milizia alimenta anche una tendenziale asimmetria informativa, che va poi a ripercuotersi inevitabilmente sul piano decisionale, tra il politico comunale e i funzionari: da qui il serio rischio che, in ultima analisi, a prevalere su troppe scelte del collegio siano ragioni di ordine perlopiù tecnico.
E. L’esigenza di un ripensamento e di correttivi immediati
In ragione di quanto esposto, s’impone una profonda riflessione sulle prospettive di superamento dei limiti dell’attuale sistema di milizia anche a livello comunale. Nel contempo, occorre continuare a contrastare le derive post-democratiche della società odierna e il clima di antipolitica che, anche da parte di una certa sinistra, viene sterilmente fomentato contro i Partiti e le istituzioni. Non si tratta, è bene rimarcarlo, di un esercizio volto a un mero accorgimento istituzionale e avulso dalla strategia generale del nostro Partito. Rimettere in discussione la politica di milizia significa infatti intaccare un principio cardine dell’ordinamento vigente, riaffermare la centralità del Parlamento nella vita del Paese e assestare il primato della politica sull’apparato amministrativo, il tutto nell’orizzonte di un più ampio processo di trasformazione sociale. Va per questo trovato il coraggio di promuovere una forma di maggiore professionalizzazione della carica di Municipale anzitutto nelle realtà più grandi, così come un accresciuto riconoscimento e sostegno all’operato dei Consiglieri Comunali. Senza alcuna pretesa esaustiva, quali correttivi da adottare almeno in una prospettiva di breve termine si dovrebbe, ad esempio: adeguare l’indennizzo destinato alle cariche istituzionali a partire dai membri dell’Esecutivo (con relativa possibilità di ridurre il tempo di lavoro); rafforzare i servizi di supporto rivolti ai Consiglieri comunali e ai Municipali (segretariato, servizio giuridico, revisione interna, ecc.); sostenere finanziariamente e logisticamente l’attività delle liste politiche locali (indennità ai Gruppi, messa a disposizione di spazi, ecc.); promuovere un’appropriata formazione degli eletti negli enti locali (maggiore accessibilità a corsi di aggiornamento e creazione di adeguati supporti didattici, ecc.); arginare le proposte che svalutano in particolare la funzione del Legislativo (riduzione dei tempi di parola e dei membri del consesso, ecc.); adottare e incoraggiare misure volte a favorire la conciliabilità delle mansioni istituzionali con l’attività professionale (anche attraverso l’introduzione sul piano legale di appositi congedi e orari flessibili, l’organizzazione degli appuntamenti istituzionali in funzione dei consueti orari di lavoro, la promozione di buone pratiche nei posti di lavoro, ecc.).