A. Un contesto segnato dal rincaro e dalla riduzione del potere d’acquisto
I venti di guerra che da tempo spirano sempre più forti sull’Europa e sul mondo, alimentati dalla volontà dell’imperialismo euro-americano di mantenere il proprio predominio a livello globale, stanno avendo forti ricadute sulle classi popolari dei paesi occidentali (Svizzera compresa). L’inflazione è tornata ad essere un fenomeno quotidiano, erodendo i salari ed il potere d’acquisto e costringendo i lavoratori a dure lotte per il riconoscimento del rincaro. I costi dei generi alimentari, degli affitti, dell’energia e della salute sono in continuo aumento e tendono ad impoverire progressivamente le classi medie e le fasce popolari. A fronte di questa crescente pauperizzazione sociale, l’intervento della Confederazione e dei Cantoni è evidentemente insufficiente, e anzi tende addirittura ad essere nuovamente ridotto, come dimostrano i tagli alle prestazioni sociali previsti dal Preventivo 2024 del Cantone Ticino. Insomma, rincaro da una parte e austerità dall’altra stanno sensibilmente erodendo il potere d’acquisto della popolazione: in questo contesto, i comunisti devono agire in difesa degli interessi (e dei redditi) popolari, a qualunque livello istituzionale possibile.
B. Il margine d’intervento a disposizione dei Comuni
La maggior parte delle prestazioni sociali previste in caso di difficoltà economica viene oggi regolata dalla Confederazione e dai Cantoni (è ad es. il caso dell’assistenza sociale, dell’assicurazione contro la disoccupazione, dei sussidi di cassa malati, ecc.). I Comuni, gli enti locali più prossimi alla cittadinanza, dispongono tuttavia a loro volta di un importante margine d’azione: come prevede l’art. 53 cpv. 2 della Legge sull’assistenza sociale, il Comune può infatti “assumere in proprio la responsabilità e l’onere finanziario di richieste puntuali di sostegno sociale presentate da suoi cittadini in situazione momentanea di bisogno”. Tale competenza viene però raramente esercitata e solo in misura ristretta: compito degli eletti comunisti, oltre a conoscere tali margini d’intervento, è quello di sfruttare appieno la competenza comunale in materia di aiuti sociali, proponendo laddove possibile l’introduzione ed il potenziamento delle misure di sostegno al reddito per le classi popolari. Come dimostrato dalla recente revisione del Regolamento sociale della Città di Lugano, in questo ambito è peraltro possibile comprendere degli aiuti proprio per le spese legate all’elettricità e al gas.
C. Alcuni esempi di interventi realizzati da eletti del PC
Negli ultimi anni, i consiglieri comunali del PC si sono già mossi a più riprese su questo tema, avanzando varie proposte concrete per sollecitare un maggiore intervento degli enti locali per integrare i redditi erosi dall’inflazione. Si è ad esempio richiesto l’adeguamento al carovita dei salari dei dipendenti comunali, così come l’aggiornamento delle soglie d’accesso alle prestazioni sociali e agli alloggi a pigione moderata. In Capriasca sono stati proposti l’aumento dei fondi a disposizione dei servizi sociali e l’istituzione di specifici fondi sociali volti ad erogare aiuti straordinari alla popolazione per fronteggiare l’aumento del costo della vita. A Lugano, è stata invece proposta la costituzione di un fondo di sostegno a famiglie e PMI, da finanziare attraverso gli utili versati alla Città dalle Aziende industriali di Lugano (AIL), pari ad oltre 9 milioni di franchi nel solo 2022.
D. Le aziende di distribuzione elettrica: un osservato speciale
Le aziende elettriche, in larghissima parte di proprietà dei Comuni, rappresentano in effetti un “osservato speciale” per gli eletti comunisti. A fronte di un costante aumento delle tariffe energetiche (ripetutamente toccate da aumenti compresi tra il 10% e il 30%, con un aggravio annuale di centinaia di franchi per ogni famiglia), negli ultimi anni le aziende di distribuzione hanno infatti spesso registrato profitti multimilionari: oltre al già citato caso delle AIL, nel 2023 la Società elettrica sopracenerina (SES) ha realizzato un utile superiore ai 10 milioni di franchi. Tale grave situazione, estranea a qualunque logica di servizio pubblico, va ricondotta a due fattori: in primo luogo, la semi-liberalizzazione del mercato elettrico del 2009 ha spinto le aziende di distribuzione di speculare sui mercati internazionali, acquistando energia all’estero invece di privilegiare l’idroelettrico ticinese (il cui costo è rimasto stabile, a differenza delle altre forniture influenzate dalla congiuntura negativa). In secondo luogo, la realizzazione di utili permette alle aziende elettriche di versare ai Comuni lauti dividendi, che consentono loro di mantenere inalterata (o addirittura di abbassare) la pressione fiscale: in poche parole, le bollette elettriche aumentano, mentre le imposte basate sul reddito vengono tenute artificialmente basse (a vantaggio dei ceti benestanti).
E. Rafforzare il controllo pubblico, potenziare l’intervento redistributivo
In questo contesto, gli eletti comunisti dovranno continuare ad impegnarsi per esigere un potenziamento delle prestazioni sociali erogate dai Comuni, soprattutto alla luce di un periodo di rincaro che si ripercuote sulle bollette ma dove gli utili delle aziende elettriche vengono riversati in modo indiscriminato nel calderone delle casse comunali. I nostri esponenti dovranno utilizzare inoltre tutti gli strumenti a disposizione (come quelli previsti dall’art. 193 LOC) per intervenire presso le aziende elettriche di proprietà pubblica per riorientarne l’attività e la strategia, valutando seriamente una rinuncia alla distribuzione dei dividendi finalizzata a una riduzione delle tariffe.