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Il Partito Comunista esprime la sua solidarietà a Polyquity e condanna la decisione repressiva unilaterale del Politecnico federale di Losanna (EPFL) di sospendere questa organizzazione femminista!

Il crimine? Aver osato organizzare la conferenza “Fémonationalisme, colonialisme et féminisme: réponse du Sud Global”, un evento che “rivisitava la retorica razzista, nazionalista e colonialista presente in alcuni movimenti femministi”. Tra gli argomenti affrontati, naturalmente, c’era la lotta di liberazione nazionale della Palestina, e in particolare gli eventi di Gaza degli ultimi otto mesi. Si tratta di un caso importante sia per la sua contemporaneità sia per le diverse risposte dei vari movimenti femministi. Mentre alcuni di questi movimenti hanno sostenuto con rigore e coerenza la lotta per la liberazione del popolo palestinese in uno spirito anticoloniale e di classe, altri, che rappresentano un femminismo occidentale e liberal, sono rimasti in silenzio o hanno difeso le atrocità dell’entità sionista.Di fronte a una conferenza dal tema legittimo e a un risveglio di consapevolezza e organizzazione politica tra gli studenti, il Politecnico ha deciso di sospendere l’organizzazione femminista per sei mesi. L’accusa è di aver dato “una visione politica univoca della situazione in Israele e nei territori palestinesi [sic; la Palestina non ha apparentemente dignità di Stato], che ha offeso parte della comunità”. La decisione è stata presa con la stessa velocità delle lacrime dei sionisti, cioè nel giro di un giorno, senza alcuna indagine interna, basandosi solo su alcune testimonianze. Una metodologia che ci ricorda i non meglio definiti “regimi autoritari” da cui dobbiamo tanto prendere le distanze come paladini della democrazia e della libertà di espressione.

Ancora una volta le nostre università e le nostre scuole, le stesse istituzioni che erano in prima linea contro la Russia a favore dell’Ucraina con un arsenale di proclami e misure, utilizzando discorsi che di fatto imponevano “una visione politica univoca della situazione”, tacciono e mettono a tacere le voci a favore della Palestina. Il motivo è abbastanza ovvio: gli alleati e i vassalli dell’imperialismo euro-atlantico hanno diritto a un trattamento speciale, a tribune e ad armi; la periferia dell’Impero deve accontentarsi del contrario: silenzio e manganelli.

Come Partito Comunista, quindi, non prendiamo posizione sulla linea politica e culturale di questa particolare associazione, ma ne difendiamo la libertà di espressione e di organizzazione in un contesto di libertà accademica sempre più limitata in Svizzera dall’omologazione culturale.

Solidarietà con la lotta di liberazione nazionale palestinese e ai suoi sostenitori!

Fuori il sionismo dalle università!

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