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Il presidente socialista della Colombia Gustavo Petro (che guida una coalizione di governo con il marxista Partito del Lavoro di Colombia e con il Partito Comunista Colombiano-Unione Patriottica) ha annunciato sabato mattina di aver annullato la sua visita alla cosiddetta “Conferenza di pace” convocata al Bürgenstock dal Consiglio federale in merito al conflitto in Ucraina. Un gesto coraggioso che, come comunisti svizzeri, non possiamo fare altro che salutare positivamente!

Il presidente Petro ha rinunciato alla partecipazione con queste parole, pesantissime dal punto di vista diplomatico e politico, ma assolutamente condivisibili: “ciò che abbiamo riscontrato in relazione alla conferenza di pace, tra virgolette, in Svizzera, è che è fondamentalmente un allineamento con la guerra, e non siamo d’accordo con questo”. Ha inoltre dichiarato che “è necessario ripristinare e rafforzare il diritto internazionale, non la creazione di blocchi militari di Stati”: un discorso di equilibrio che avremmo voluto sentire da Ignazio Cassis!

Dopo aver incassato il No di importanti nazioni emergenti dei BRICS a partire dalla Cina e arrivando al Sudafrica e al Brasile, che vi assistono di fatto solo con degli osservatori, e dovendo limitarsi ad accogliere un delegato di livello intermedio dall’India, possiamo notare che al costoso vertice di questo fine settimana a partecipare con delegazioni di primo piano sono praticamente solo i paesi della NATO e dell’UE e i loro alleati, che rappresentano una minoranza della comunità internazionale e che sono di fatto in guerra contro la Russia. Peraltro, fra loro, vi sono anche presidenti europei che ricoprono cariche prive di reale potere politico nel proprio paese e quindi la loro partecipazione è da considerarsi meramente simbolica. Al di là quindi della propaganda, in termini diplomatici questo rappresenta un flop che danneggia ulteriormente la neutralità svizzera.

Il Consiglio federale ha inizialmente fatto credere di voler invitare anche la Russia, poi ha ammesso che non sarebbe stato il caso per non indispettire il presidente ucraino (a fine mandato) Zelensky. Già solo per questa unilateralità al Bürgenstosk non è in corso una vera conferenza di pace ma una riunione atta a riorganizzare il sostegno all’Ucraina: un abominio per un paese che si vuole neutrale e un insulto alla diplomazia svizzera, un tempo rispettata ovunque e da tutti i governi di destra e di sinistra. Non solo il summit del Bürgenstock non condurrà alla pace, ma probabilmente nemmeno a una de-escalation, con il rischio di coinvolgere anche la Svizzera in una guerra mondiale nucleare.

Il Partito Comunista, preoccupato per la situazione, lancia un appello non solo ai giovani affinché preferiscano il servizio civile a quello militare, ma anche ai diplomatici di carriera e agli ufficiali del nostro esercito che si stanno rendendo conto del pericoloso vicolo cieco in cui stiamo finendo di prendere finalmente posizione e auspicare il ripristino della neutralità e di una politica estera sovrana e autonoma dall’UE e dalla NATO.

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