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Nella sua seduta odierna il peggior Consiglio federale di sempre, completamente succube dei diktat atlantici e in una foga interventista mai vista prima, ha approvato la partecipazione della Svizzera a due progetti della «Permanent Structured Cooperation (PESCO)» dell’Unione europea (UE), di cui uno particolarmente invasivo e contrario alla neutralità: il progetto «Military Mobility» mira infatti a facilitare l’attraversamento dei confini nazionali svizzeri da parte di truppe estere, non solo dei paesi dell’UE ma anche degli onnipresenti Stati Uniti.

Se già questo appare in sé estremamente problematico per un Paese che dovrebbe invece, proprio per la sua neutralità, evitare di essere sfruttato per operazioni militari di un solo campo geopolitico, il governo ammette bellamente che ciò avrà “effetti positivi anche sugli impieghi della Svizzera all’estero, in particolare nel quadro del promovimento militare della pace”, che tradotto significa sostenere attivamente le missioni belliche della NATO, come in Kosovo, esponendo i nostri soldati a rischi sempre maggiori non negli interessi della nostra difesa nazionale, ma nel servire gli interessi imperialistici degli USA che continuano a spingere per un escalation del conflitto contro la Russia al fine di impegnare l’Europa in una guerra prolungata che avrà effettivi nefasti anche dal punto di vista economico oltre che dai costi umani sempre maggiori.

Questa cooperazione militare unilaterale trasforma la Svizzera in una parte in causa in conflitti altrui, a scapito della nostra sicurezza nazionale e rende vani gli sforzi diplomatici. Si tratta di decisioni gravi che si susseguono in maniera alquanto sospetta e che distruggono, passo dopo passo, la credibilità della nostra neutralità all’estero. L’intensificarsi della collaborazione della Svizzera alla PESCO va letta infatti nel contesto di un rafforzamento progressivo, ma privo di legittimazione democratica, dell’integrazione delle nostre forze armate alla NATO. Se a ciò aggiungiamo l’espressa volontà del Comandante in capo dell’esercito di organizzare in futuro corsi di ripetizione all’estero, l’unico consiglio che possiamo dare ai coscritti è di abbandonare l’esercito a favore del servizio civile prima che sia troppo tardi.

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