La Posta non si smentisce e pochi giorni fa ha deciso di chiudere entro il 2028 una ulteriore ventina di uffici postali, fra cui quelli di Cadro, Maglio di Colla, Mezzovico, Bellinzona-Semine, Bellinziona-San Paolo, Faido, Lodrino, Mesocco, Novazzano, Arzo, Locarno-Solduno e Verscio. Oltre agli evidenti problemi sindacali siamo di fronte a un continuo smantellamento del servizio pubblico, di cui la Posta è elemento essenziale, la cui capillarità sul territorio, comprese le aree più discoste, andrebbe invece garantita ,anche perché essa è sinonimo di coesione nazionale.
È intollerabile che i manager (alcuni dei quali di area socialista) di un servizio che resta di proprietà della Confederazione agiscano contro gli interessi della collettività e si concepiscano come azienda privata che risponde solo ai principi del massimo profitto capitalistico. In realtà non c’è però nulla di cui stupirsi: sono questi gli effetti del processo di liberalizzazione del mercato postale che ci si ostina a non voler fermare!
Il Partito Comunista ha tentato invano ancora pochi mesi fa di convincere il Gran Consiglio ticinese ad approvare una sua iniziativa cantonale per ripristinare la regia federale della Posta, ma anche i deputati che in campagna elettorale si erano detti favorevoli alla fine hanno votato contro.
Ovviamente non ci arrendiamo: a Lugano il nostro consigliere comunale Edoardo Cappelletti ha già depositato un’interpellanza, mentre nel Consiglio Comunale di Bellinzona voteremo a favore di una risoluzione in tal senso e i nostri consiglieri comunali Alessandro Lucchini e Massimiliano Ay inoltreranno a breve un atto consiliare. Analogamente ci si è mossi anche nel legislativo comunale di Locarno con un’interrogazione interpartitica di cui il nostro consigliere comunale Gionata Genazzi è primo firmatario.
Invitiamo inoltre a firmare la petizione online «Per il mantenimento di tutte le filiali della Posta!» lanciata dal sindacato Syndicom (https://syndicom.ch/it/divisioni/servizipostaliefinanziari/petizione/) che chiede correttamente di mantenere l’attuale rete di 770 succursali, di non usare la scusa della digitalizzazione per indebolire il servizio universale e di evitare qualsiasi licenziamento.