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Care Colleghe, Cari Colleghi,

questa proposta di discussione avviene tardi, sarebbe forse dovuta arrivare mesi fa, perché avrebbe permesso di fornire al Municipio delle utili e concrete indicazioni di lavoro condivise da tutte le forze politiche di Bellinzona da portare in sede di contrattazione con le FFS. Ora sappiamo da diverse fonti che una decisione definitiva si sta già delineando e sarà basata su uno dei 4 scenari voluti dalle FFS.

Le stesse FFS, che ci tengo a precisare, non stanno mantenendo gli accordi stipulati in termini di volume di lavoro e che con le 4 alternative proposte sembrano ormai aver definitivamente accantonato l’ipotesi di un rilancio strategico dell’Officina nei suoi settori di attuale competenza e cioè nei settori della manutenzione e della tecnica ferroviaria, diversamente da quanto auspicato invece dall’analisi realizzata dalla SUPSI su mandato di lavoratori, Cantone e FFS, che dimostrava invece l’esistenza di un grande mercato in espansione proprio in questi settori.

La strada da percorrere era invece quella incentrata su un attivo e dinamico Centro di Competenze, che con il suo sviluppo innovativo avrebbe favorito sinergie economiche per la creazione di una “cittadella tecnologica” capace di garantire un futuro all’attuale occupazione e che apportando un’innovazione alle attività svolte, avrebbe permesso l’instaurarsi anche di posti di lavoro altamente qualificati.

Quello che preoccupa in questo momento è invece anche l’assenza di questo vettore innovativo che avrebbe potuto creare un circolo positivo per lo sviluppo territoriale. Dubbio che si giustifica osservando la poca incisività messa dalle autorità politiche – anche cantonali – che sembrano subire passivamente le decisione aziendalistiche delle FFS. Ma l’agenda politica dello sviluppo economico e industriale della nostra città e del nostro cantone deve essere dettata da noi e non dai manager che nel 2008 volevano distruggerci.

Come sappiamo l’azienda ha avanzato quattro proposte, una peggio dell’altra, come a dire che dopo 10 anni la popolazione ha scordato lo sciopero e si può prendere per sfinimento i lavoratori. Certo è interessante la proposta di fornire alle Officine la manutenzione dei nuovi elettrotreni, cosa peraltro avanzata dal comitato dei lavoratori, ma non a scapito del resto (cioè dei pilastri dell’assetto su sui si basa l’attuale sito produttivo, giustificando così il dimezzamento delle maestranze e mettendo potenzialmete a repentaglio anche le attività sociali gestite dalla Fondazione Diamante.

Concludo dicendo che se davvero lo sviluppo delineato dallo studio SUPSI e il ruolo del Centro di Competenze, non è più secondo voi d’attualità, cosa che ripeto trova in disaccordo il Partito Comunista, allora il Municipio si impegni almeno a mettere sul piatto della trattativa la garanzia dei volumi di lavoro nel periodo di un’eventuale transizione verso questa cosiddetta “nuova Officina” e il mantenimento futuro di tutti i posti di lavoro, o nel peggiore dei casi almeno l’impegno delle FFS al ricollocamento nella regione di tutti gli eventuali posti di lavoro persi. Oltre a ciò, nella sciagurata ipotesi di un loro spostamento, dovremo seriamente evitare la speculazione sul sedime come era già preoccupazione dell’Esecutivo nel 2018, cercando di rilevare come Comune la totalità o una buona parte di quello spazio per gettare le basi alla creazione di un polo industriale possibilmente in relazione con i centri di ricerca e i centri accademici.

In ogni caso il prossimo 16 dicembre in Officine vi sarà un’assemblea di “Giù le mani dall’Officina”: una classe politica rigorosa ascolterebbe con attenzione quanto emergerà da quella discussione e se ne farebbe portavoce di fronte ai manager che devono ubbidire alla politica e non viceversa!

Alessandro Lucchini, consigliere comunale del Partito Comunista / Unità di Sinistra

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