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1) Al confine fra la Turchia e la Siria è stato abbattuto un aereo militare SU24 della Federazione Russa attivo – su richiesta del governo di Damasco – nella difesa della sovranità e dell’unità nazionale siriana contro il terrorismo islamista dell’ISIS. Da parte del governo turco si tratta di un fatto provocatorio e irresponsabile che condanniamo.

2) Il governo turco si è reso “utile idiota” degli USA, che da tempo auspicano di far scoppiare una nuova guerra in Medio Oriente. L’abbattimento dell’aereo russo è un tentativo di creare a tutti i costi un “casus belli”: gli USA non possono infatti tollerare il ruolo della Russia orientato a impedire l’espansionismo atlantico a scapito delle entità statuali della regione.

3) Aver posto Ankara contro Mosca significa ostacolare l’unità euro-asiatica, condizione non solo per garantire l’unità e la sovranità degli stati nazionali della regione, ma anche per sviluppare la loro prosperità economica in forma indipendente dal neo-colonialismo atlantico. Si tratta insomma di una vittoria per Obama, ma una sconfitta per l’economia e il popolo turco.

4) Il socialismo scientifico – al di là di ogni folklore – nell’evoluzione della propria storia ha chiarito che i movimenti nazionali vanno sostenuti unicamente se tendono a indebolire l’imperialismo: i diritti delle nazioni vanno infatti letti nell’ambito generale dei rapporti di forza di classe e geopolitici. Considerando quindi negativamente nel caso concreto la balcanizzazione etnica (sia essa turcomanna o curda) sosteniamo, al contrario, la necessità per le forze repubblicane, kemaliste e comuniste della Turchia di organizzarsi in un fronte unito e inter-etnico contro l’imperialismo che lavori per la pace, che normalizzi le relazioni con la Russia e la Siria e che nel contempo approfondisca i legami con l’Unione Euroasiatica, la Cina e gli altri attori regionali impegnati nella costruzione di un mondo multipolare; esattamente quello che già avviene in Siria nell’ambito del Fronte Nazionale Progressista. Nel contempo auspichiamo che la politica del governo russo di non cedere alle provocazioni – peraltro continue, come attesta ad esempio il golpe orchestrato dall’Occidente in Ucraina – prosegua a tutto vantaggio della pace.

5) Rivendichiamo una politica estera della Svizzera che intensifichi la cooperazione con l’Unione Euroasiatica, che normalizzi le relazioni diplomatiche e economiche con la Siria, che blocchi ogni relazione (anche indiretta) con i cosiddetti “ribelli” e che cessi le proprie partnership con la NATO, promotrice indiscussa negli ultimi anni di terrore e caos geopolitico.

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